Roma: Mafia Capitale

 

Il sindaco di Roma Ignazio Marino alla festa dell'Unita', Bologna, 6 settembre 2014. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

 

di Paolo Pascucci

 

Tribunale di Roma, 5 novembre 2015, aula Vittorio Accorsio.
A distanza di circa 2 settimane dall’inizio dell’abbreviato, si è tenuta la prima udienza ordinaria del maxi-processo denominato “Mafia Capitale”, che vede imputati personaggi vecchi e nuovi della politica e della criminalità romana, colpevoli, stando alle accuse, di essere i cardini della cupola made in Roma.
Alle 9 30 del mattino la seduta si apre. Inizia la chiamata degli imputati, molti dei quali collegati in video conferenza dalle rispettive carceri in cui sono detenuti.

I nomi che vengono di volta in volta pronunciati dal II presidente della X Sezione, Rosanna Ianniello, sono oramai entrati a far parte dell’immaginario comune.
“Buzzi Salvatore, detenuto nel carcere di Tolmezzo, nato a Roma il 15 novembre 1955”.
“Panzironi Franco, detenuto nel carcere di Rebibbia, nato a Roma l’11 luglio 1948”.
“Carminati Massimo, detenuto sottoposto al regime di 41 bis nel carcere di Parma, nato a Milano il 31 maggio 1958”.
E ancora Tredicine Giordano, Gramazio Luca, Testa Fabrizio Franco, Brugia Riccardo.
Le accuse sono molteplici e riguardano soprattutto la gestione illecita dell’affidamento di appalti pubblici per fornire lavoro ai propri affiliati. Attraverso la gestione della cosa pubblica, mafia capitale esercitava un controllo capillare e sovente violento del territorio romano.
Numerosi anche i casi di corruzione dei soggetti incaricati al monitoraggio dei lavori pubblici; ma anche acquisto e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e rapina.
Coinvolto nelle indagini anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per le accuse di corruzione e finanziamento illecito.
Durante la chiamata dei nomi, un gruppo di giornalisti si raccoglie intorno ad una persona seduta tra il pubblico. Un carabiniere, accortosi della situazione, interviene per riportare ordine in aula. La persona che stava rilasciando dichiarazioni è Luca Odevaine, ex componente del Tavolo nazionale immigrazione, considerato dai Pm di Roma a libro paga di Mafia Capitale e attualmente agli arresti domiciliari dopo aver scontato 11 mesi di carcere.
Il primo avvocato a parlare è Giosuè Naso, legale difensore di Carminati, Brugia e Testa. Definisce il procedimento in corso “un processetto”, sostenendo che la procedura a distanza sia una scusa per allungare i tempi a scopi mediatici.
Dello stesso tenore l’avvocato Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative.
Diddi lamenta l’improvviso trasferimento di Buzzi dal carcere di Nuoro a quello di Tolmezzo, nonostante il suo assistito sia in attesa di un intervento chirurgico maxillo-facciale.
Presente per il Comune di Roma, costituitosi parte civile, l’assessore alla legalità Alfonso Sabella. Assente l’ex sindaco dimissionario Ignazio Marino, protagonista di una delle più brutte pagine della sofferta storia della democrazia italiana. Con un atto senza precedenti, soprattutto per la capitale d’Italia, 26 consiglieri comunali, di fronte ad un notaio, hanno firmato le proprie dimissioni decretando così la breve, seppur intensa, consiliatura dell’ex sindaco marziano. Tra questi 19 appartenenti al gruppo del Partito Democratico, a cui si sono aggiunte le firme dell’apposizione.
“26 persone mi hanno accoltellato, ma il mandante è uno solo” ha dichiarato Marino, facendo esplicito riferimento al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
A partire da lunedì 9 novembre, il processo proseguirà con 4 udienze a settimana, dal lunedi al giovedi, presso l’Aula Bunker del Carcere di Rebibbia.