Elezioni in Germania. Ne parliamo con Jacopo Rosatelli.

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Domenica prossima, 22 settembre, l’attenzione del mondo intero sarà puntata verso la Germania dove si terranno le elezioni per il rinnovo del Bundestag.

Abbiamo chiesto a Jacopo Rosatelli, corrispondente da Berlino per il “Manifesto“, di provare a raccontare cosa ci dobbiamo aspettare da questo appuntamento a pochi mesi delle elezioni europee del 2014.

 

Gian Enrico Rusconi in un editoriale de La Stampa parla di “merkelismo”. Quali sono, secondo te, gli elementi di attrazione per l’elettorato tedesco nei confronti delle politiche di una Cancelliera che sembra aver trasformato l’anima stessa del suo partito “rinnegando” Kohl e la prospettiva europea? 

 

Merkel è riuscita a trasmettere l’idea di saper difendere gli interessi dei contribuenti tedeschi in sede europea,di saper condurre bene la Germania in una difficile fase di crisi. La parte di società tedesca che sostiene i conservatori vede che il proprio Paese è economicamente in salute (effettivamente lo è, ma non per tutti), a differenza del resto degli altri stati della Ue. E questa parte di elettorato non vede affatto la politica della Cdu come “antieuropea”, al contrario: «sono soldi tedeschi – questo si dice – che hanno “salvato la Grecia”». A favorire questa percezione delle cose c’è la presenza sulla scena di attori politici apertamente euroscettici, “a destra” di Merkel, come il nuovo partito Alternative für Deutschland e le associazioni che sostengono la causa di fronte alla Corte costituzionale proprio contro le scelte di politica europea del governo.

 

In caso di grande coalizione l’SPD avrà la forza di dare un impronta diversa sulla visione europea della Cancelliera ?

 

Dipenderà dai rapporti di forza: maggiore la distanza fra i due grandi partiti, più facile sarà per la Cdu (e, non dimentichiamo, i bavaresi della Csu) imporre la propria agenda. Finchè la Spd esclude di allearsi con la Linke, il suo potere di “ricatto” resterà basso. Conterà anche la composizione del governo, in particolare chi sarà ministro delle finanze. Certamente qualcosa cambierà nell’accento che verrà posto sulla crescita, sulla lotta alla disoccupazione giovanile, e sulla necessità di democratizzare la Ue. Ma non è lecito attendersi una vera svolta.

 

Quanto pesa la mancanza di una visione comune delle forze socialiste / progressiste europee sulla debolezza nella capacità di alternativa dell’SPD?

 

Molto. La Spd ha sempre votato nel Bundestag a favore dei più recenti trattati sulla governance economica europea (che contenevano i cosiddetti fondi salva-stati), insieme al governo Merkel: una scelta che rende molto difficile articolare una vera alternativa. E quelle scelte parlamentari – questo il punto – sono state assunte spesso per puro “senso di responsabilità”, con la paura, cioè, di passare per anti-europea se avesse  votato contro. Se la Spd avesse avuto (e cercato) una sponda forte e visibile nei partiti socialisti europei e nelle organizzazioni sindacali e della società civile dell’intero continente, avrebbe potuto, forse, agire diversamente.

 

Cosa ha portato il Partito Verde a non avere mordente in questa campagna elettorale e a portarlo, secondo i sondaggi, per la prima volta da 10 anni sotto il 10%?

 

Diversi elementi. Avere trascurato i temi “classici” dell’ecologia e dei diritti civili certamente ha avuto un ruolo. Anche il modo in cui hanno presentato le proposte in materia fiscale – ovviamente, dal mio punto di vista, giuste – ha fatto loro perdere consensi: quando si vuole aumentare le tasse, bisogna saperlo comunicare molto bene, con i giusti argomenti. A mio avviso, conta anche la loro leadership: Jürgen Trittin è sulla scena da tempo immemorabile, Katrin Göring-Eckart non ha particolari qualità. Da ultimo, sta pesando anche la polemica di una parte della stampa sul caso delle posizioni sulla pedofilia negli anni Ottanta.

 

Ci dobbiamo aspettare sorprese della partito “antiEuro” AfD ?

 

Sempre rischioso fare previsioni, ma credo che resterà sotto il 5% e quindi non entrerà in Parlamento. Ora che i liberali della Fdp corrono il serio rischio di non oltrepassare la soglia di sbarramento, c’è da attendersi che almeno una parte di elettorato borghese che era intenzionato a votare Afd per “dare un segnale” decida di aiutare la Fdp ad entrare nel Bundestag, per assicurarsi una maggioranza di centro-destra.

 

Quale influenza potrà avere il risultato di questa competizione elettorale sulle elezioni europee del 2014?

 

Se ci sarà una grosse Koalition, è lecito attendersi un effetto di “raffreddamento” che induca i socialdemocratici tedeschi a non investire troppo sulle europee, per mancanza di interesse ad inscenare una battaglia ideologica contro i conservatori con cui sono alleati al governo del Paese. Ma non è comunque da escludere del tutto una conseguenza diversa – meno probabile ma non impossibile: che i socialdemocratici usino le elezioni europee come un “secondo tempo”, soprattutto in caso in cui si candidi davvero Martin Schultz alla presidenza della commissione.

 

Quale Germania hai trovato in queste settimane? Che differenze si possono notare rispetto all’Italia?

 

Frequento questo Paese dal 2004, e mi sembra di poter dire che – in generale – regna la tranquillità di sempre. Nelle grandi città sono comunque osservabili nuovi fenomeni preoccupanti, come, ad esempio, l’aumento costante degli affitti: in molti non possono più vivere, come prima, in case dignitose a prezzi relativamente contenuti. C’è chi dice che potrebbe scoppiare presto la bolla della speculazione immobiliare. Poi, bisogna registrare che l’arrivo di profughi dalla Siria e, in generale, dalle zone di guerra civile del Nordafrica e del Medio oriente sta diventando il pretesto con cui i neonazisti cercano di creare tensione e alimentare il razzismo: finora mi sembra tutto sotto controllo, ma la guardia va tenuta alta.

Politicamente parlando, la differenza più macroscopica rispetto all’Italia riguarda la salute del sistema democratico: regole condivise, partiti stabili e strutturati, una dialettica civile. Un giornalismo “borghese” (non parlo della stampa scandalistica tipo Bild) molto più serio del nostro aiuta a creare un’opinione pubblica colta, partecipe e informata. La Chiesa cattolica non ha l’influenza che ha da noi: e lo si vede chiaramente nella libertà di cui godono gli omosessuali, persone la cui dignità è pienamente rispettata. Esistono però anche analogie, forse più di quanto sembri: le diseguaglianze (il 10% possiede il 66% della ricchezza; l’1% possiede il 35%) e il precariato crescono (7,5 milioni di lavoratori precari a fronte di 29 milioni di regolari; 6,8% di disoccupazione), la povertà esiste (il 15% è classificato “a rischio”) e nelle città si vede l’emarginazione. E a livello profondo esistono umori e passioni “negative”, pregiudizi e razzismo, che ogni tanto hanno modo di venire a galla: la virtù della Germania è che non hanno la possibilità di avere rappresentanza politica, come invece accade nel nostro Paese.