Luca Galuppini: la Repubblica d’Europa è un orizzonte possibile?

Foto di Luca Galuppini con la tesi in mano

A pochi giorni dalla Natalonga per l’Europa, che si svolgerà a Ventotene il 23 luglio, Luca Galuppini si è laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli studi di Milano, con una tesi dal titolo “Repubblica d’Europa: un orizzonte possibile?”

Luca è membro del consiglio direttivo di SerMais e a lui abbiamo posto alcune domande per continuare a costruire insieme quell’orizzonte comune di diritti che noi chiamiamo Repubblica d’Europa.

 

Da cosa muove la tua tesi di laurea?

Questo lavoro muove dall’esperienza fatta come animatore di SerMais e dal Meridiano d’Europa con l’obiettivo di sistematizzare le riflessioni nate dal viaggio, raccogliendo il pensiero di diversi autori attorno al problema della crisi del processo di integrazione ed evidenziando maggiormente il senso e le posizioni di quelle tesi a sostegno della necessità della nascita di una Repubblica federale europea, fondata su eguali diritti e doveri e capace di ripensare in maniera radicale la forma del processo di integrazione, superando gli Stati nazionali e costituendo una nuova realtà politica, economica, culturale e strategica all’interno di un sistema internazionale sempre più multipolare e interdipendente. Non c’è dubbio che oggi l’Europa sia in crisi, nonostante il successo del processo di integrazione che ha garantito settant’anni di pace al continente, dopo le tragedie delle due “guerre civili europee”. Le ultime vicende che hanno trasformato questo processo, generando sfide e fratture all’interno del “condominio europeo”, impongono una riflessione sulla questione identitaria, sulla mancanza di consenso dell’attuale apparato istituzionale e sulle prospettive future per l’integrazione del continente. 


Esiste già una identità europea?

Con il termine Europa possiamo intendere sia uno spazio geografico, sia un modo di essere, un’appartenenza culturale, morale, politica, con radici comuni in tutti gli Stati che compongono questo spazio. Esiste un’identità europea e nel mio lavoro ho cercato di capire, usando le parole di Chabod, “come e quando i nostri avi abbiano acquistato coscienza di essere europei” e quindi come la presenza di questa comune identità abbia influenzato il processo di integrazione. 

Quello che ho compreso è che il ruolo degli attori sociali è stato fondamentale nella definizione dei caratteri propri dell’idea di Europa, un’idea storicamente mutevole: a partire dal pensiero greco e quello romano che ne definiscono i caratteri di civiltà, passando per il periodo illuminista in cui l’idea di Europa come spazio con radici valoriali e culturali comuni trova il suo compimento, per finire con le proposte di integrazione e i problemi che hanno caratterizzato l’idea di Europa a partire dal Secondo Dopoguerra, fino ai giorni nostri, la società civile e gli intellettuali hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione dell’identità europea. Possiamo dire che ciò che accomuna il formarsi del concetto di Europa nelle varie epoche è un elemento volontaristico e non naturalistico e che quindi l’identità europea 


Cosa sta mettendo in crisi l’integrazione europea?

Come il processo di integrazione europea trae le sue origini da processi storici rivoluzionari e sconvolgenti (l’abbattimento dei regimi nazifascisti e la perdita di centralità del continente europeo a livello globale), così le recenti crisi impongono una riflessione sui modelli di integrazione necessari per la sopravvivenza del continente europeo, in un mondo incentrato sempre di più sull’interdipendenza e sulla multilateralità. L’Unione europea si trova oggi a dover riaffrontare la discussione svoltasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale rispetto al contenimento del nazionalismo e della retorica della sovranità nazionale. Essa è, infatti, considerata sempre più come la fonte dei problemi derivanti dal mutato contesto internazionale, globale e multipolare, anziché lo strumento per risolverli. Gli emergenti partiti e movimenti nazional-populisti sfruttano questi aspetti per chiedere una rinazionalizzazione delle competenze e delle prerogative statali rivelatesi, però, insufficienti per rispondere in maniera efficaci ai problemi generati dall’attuale sistema internazionale. Molti dei problemi che ancora oggi affliggono l’Europa, traggono origine dalle vicende passate dell’integrazione europea e dalle forme istituzionali che da esse sono scaturite. Nel lavoro individuo alcuni fattori di crisi: la persistenza del metodo intergovernativo all’interno dei processi decisionali dell’UE, la mancanza di una vera unione politica, l’elevato tecnicismo di alcuni processi decisionali e la mancanza di reali strumenti di legittimazione democratica. In questo processo hanno un ruolo sia l’architettura istituzionale dell’Unione, orientata verso il tecnicismo e non realmente rappresentativa degli interessi dei cittadini sia il ruolo di movimenti nazionalisti e populisti che si appellano alla limitazione dell’ingerenza sovranazionale nelle questioni nazionali. 


Qual è l’orizzonte che permetterebbe un’Europa solidale, fondata su uguali diritti e doveri?

Numerosi studiosi si sono interrogati sulla forma istituzionale che dovrebbe accompagnare il futuro del processo di integrazione, che possa limitare il ritorno al conflitto tra Stati nazionali e che possa fare dell’Unione europea un soggetto di riferimento unico all’interno del sistema politico internazionale.
È a partire dall’affermazione di Monnet “ho sempre pensato che l’Europa si sarebbe fatta nelle crisi e che sarebbe stata la somma delle soluzioni che si sarebbero trovate per queste crisi” che le sfide poste dalle crisi attuali e dal risorgere dei nazionalismi vanno affrontate: il nazionalismo è antitetico all’idea di Europa come comunità fondata su un elemento volontaristico. In particolare, alcuni studiosi hanno operato un cambio di prospettiva nella riflessione sull’integrazione, affermando che, per superare le crisi, è necessaria la costruzione di una Repubblica d’Europa in grado di rispondere efficacemente alle sfide poste dalla comunità internazionale e dalla globalizzazione. La necessità è sicuramente quella di federare gli stati europei attorno a una res publica europea, capace di rispondere efficacemente alle sfide del mondo globale, aggregando i cittadini attorno ad alcuni valori e principi fondanti a tutela del bene comune.
L’idea di una Repubblica d’Europa è una delle soluzioni proposte per organizzare il continente europeo inserito in un mondo sempre più interdipendente e multipolare. Non è dato sapere se sarà la soluzione ottimale o se, invece, si rivelerà un’utopia, ciò che però è certo è che il dibattito sul futuro dell’integrazione è, ora più che mai, necessario per risollevare le sorti di un continente che è destinato a “esistere o scomparire”.