L’inchiesta sulla corruzione nel Parlamento Europeo ribadisce l’urgenza della Repubblica d’Europa

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6 giorni fa, 10 dicembre 2022, ci siamo svegliati scoprendo che il Parlamento Europeo non è immune all’antica piaga della corruzione.

La notizia dell’indagine sui rapporti tra l’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini e l’emirato del Qatar ci ha sconvolto e indignato.
Chi vuole affossare il progetto europeo, come il premier ungherese Orban, ne ha approfittato per attaccare. È comodo accusare l’interezza del Parlamento Europeo e dell’UE, contribuire alla loro delegittimazione per continuare ad alimentare la propaganda sovranista, basata sul non volersi dare regole comuni per affrontare sfide complesse e globali.

Ma la corruzione, che è una sfida complessa e globale, richiederebbe proprio un incremento di cooperazione, non il contrario. Richiederebbe, da un lato, regole più stringenti (ed è risaputo che l’UE già faccia scuola in quanto a trasparenza), quelle che i gruppi sovranisti in Parlamento non hanno mai voluto appoggiare, e dall’altro un approfondimento della cultura democratica e del bene comune, della res publica.
 Ed è vero che l’UE non sta facendo abbastanza: serve maggiore compromissione reciproca grazie a regole stabilite da processi pienamente democratici, unita a un maggior coinvolgimento diretto dei cittadini europei.

Serve convergere verso la Repubblica d’Europa, fondata sulla centralità del Parlamento Europeo e quindi sull’espressione democratica.

Non possiamo permettere che questa vicenda sia sfruttata dai sovranismi per disgregare l’UE e tornare alla competizione tra Stati, fino alla guerra: dobbiamo giocare in attacco, ricordando che una delle più grandi minacce alla democrazia e quindi ai diritti e alla tutela dei più deboli è lo strabordante potere economico che si tramuta in potere politico. E questa indagine ne è l’ennesima prova.
È, quindi, urgente lavorare su integrazione e cooperazione, per imporre nuove e comuni regole che impediscano all’economia di produrre disuguaglianze sempre crescenti.

Ed è altrettanto urgente dotarci di strumenti che interrompano la dipendenza da grandi poteri economici come quelli rappresentati dai regnanti del Qatar, doppiamente marci perché usati per corrompere e perché derivanti dallo sfruttamento di risorse fossili. Dobbiamo al più presto costruire comunità energetiche, fondate sulle rinnovabili, che ci permettano di emanciparci dalle dinamiche geopolitiche di dipendenza dalle risorse altrui, guardando a una produzione di energia autonoma e sostenibile.

E per raggiungere questi obiettivi, la cui necessità si è manifestata con forza anche in occasione della guerra in Ucraina, serve aprire una nuova fase costituente, serve costruire la Repubblica d’Europa.