Un saluto alla scuola

Che cosa è successo ieri a parte l’inizio della scuola?

Oppure, cosa è successo alla scuola, a parte le solite proteste, i disagi…

E ancora: dov’è la scuola?

Vediamo e registriamo che il lato bello, cristallino, entusiasmante è fatto dalle voci dei bambini, dai sorrisi a volte tirati delle maestre, dall’apprensione dei genitori che portano i loro figli nelle prime classi. C’è l’altro lato: quello fatto con i pezzi delle vite di migliaia di insegnanti precari. Secondo il dizionario il termine precario significa ‘non stabile, di incerta durata’. Ci sono aule che cadono a pezzi, ancora oggi, in Italia, nel 2010. Secondo il dizionario, il termine ‘sicurezza’ significa ‘l’essere esente da pericoli’.

Ci sono scuole che inseriscono corsi di pedagogia padana.

Vediamo sciami di cervelli che volano verso università estere, e li salutiamo con la manina un po’ moscia, tristi ma consci che, insomma, in Italia è così, no?

Abbiamo voglia di osservare il progressivo (e velocissimo) svuotarsi della nostra amata, amatissima scuola? Abbiamo cuore di vederla per terra, esausta, sfinita e quasi vuota senza fare niente? Guardiamola negli occhi, questa nostra scuola.

Abbiamo voglia?

Benvenuti in Italia

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