Se vince la Mafia. Il nuovo libro di Davide Mattiello

 

 

Italia, 2112

La mafia era al governo del Paese.

Comincia con queste parole “Se vince la mafia”, il nuovo libro di Davide Mattiello, edito da Einaudi ragazzi.

Il libro è ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui la criminalità organizzata ha preso il potere in Italia. Tutto era iniziato circa vent’anni prima, senza che la popolazione protestasse troppo: di fronte alla prospettiva del caos e dell’incertezza, gli italiani avevano preferito la promessa dell’ordine. I pochi che avevano protestato erano stati incarcerati.

Proprio in un carcere di massima sicurezza si svolge l’intera storia, che narra l’incontro tra Johnny Spargo, un giovane ignaro del motivo della sua incarcerazione e Alfredo Ranucci, un anziano giudice che si era opposto al nuovo ordine costituito.

“Quando la mafia aveva preso il potere, il modo di organizzare la società era profondamente cambiato, e di conseguenza le leggi. Principi che sembravano intoccabili si erano sciolti come neve al sole. Per esempio: non uccidere!” si legge nel libro. Come era potuto accadere tutto questo? La risposta si trova qualche pagina dopo: “Le cose nella vita e nella storia non vanno mai come ci si aspetta che debbano andare: la Storia non si fa come si fa quando si dipinge un quadro, si fa piuttosto come si attraversa un bosco di notte mentre piove.”

I due protagonisti vivono un’intensa esperienza di prigionia insieme e il giudice racconta al ragazzo come era organizzato il mondo di prima, quando vigeva il codice penale e non ancora il codice d’onore.

“Se vince la mafia” è una storia di umanità e resistenza, in cui la mafia ha, infine, trionfato. Ma i presupposti affinchè ciò avvenisse c’erano già tutti, ben prima che che prendesse il potere. Se stiamo attenti, possiamo leggere alcuni campanelli di allarme già nella nostra società, che ha sì gli anticorpi giuridici e culturali per resistere, ma non possiamo pensare che le nostre libertà siano date per scontate per sempre. Il libro è, dunque, un avvertimento e un segnale di speranza: se facciamo memoria degli uomini e delle donne che si sono battuti per una società migliore e ci impegniamo per coltivare quegli stessi ideali di giustizia e di pace, allora non è mai troppo tardi per rimettere le cose a posto e ribellarci.

La recensione di Rosario Esposito La Rossa su il Fatto Quotidiano

La recensione di Marzia Sabella su liberainformazione

La recensione del Corriere Torino