Scafidi e Provincia

Oggi, 7 settembre 2012, è stata depositata l’istanza di causa civile della famiglia Scafidi contro la Provincia di Torino.

Dopo il primo grado del processo penale (chiuso a luglio 2011) si è in attesa dell’apertura del secondo grado.

Nel frattempo però la vicenda viene riesaminata dal punto di vista della responsabilità civile e dunque sul banco degli imputati ci sarà la Provincia di Torino.

Si tratta di una causa unica nel suo genere perché l’obiettivo non è quello di ottenere un risarcimento danni economico, ma poter affermare in punto di diritto la responsabilità civile della Provincia. Infatti una condanna dell’Ente traccerebbe una nuova strada giurisprudenziale, che in Italia non è ha precedenti: mentre con il processo penale si è arrivati alla condanna dell’architetto Del Mastro (su sette imputati, unico condannato in primo grado) il processo civile porterebbe a mettere in discussione il modus operandi della Provincia, proprietaria e responsabile delle scuole superiori.

Oggi è stata sottolineata l’importanza sanzionatoria del giudizio civile. Mentre i dirigenti “passano”, l’Istituzione resta: è questa la logica che ha indotto lo studio Ambrosio e Commodo a intentare questa causa, che si basa su due presupposti: in primo luogo il difetto di manutenzione delle strutture e di omissione dei controlli; in secondo luogo la consapevolezza della Provincia dei rischi che stava facendo correre agli studenti.

Questi due presupposti si fondano anche su ciò che emerso dalla sentenza del processo penale, dove si parla di ‘evitabilità della tragedia’.

La causa civile è possibile solo perché da parte della famiglia Scafidi c’è sempre stata la ferma intenzione di non accettare alcun risarcimento precedente all’emissione delle sentenze.

Infatti è da ricordare che nel processo penale, dove all’inizio molte persone si erano costituite parte civile, si è concluso con solo la famiglia Scafidi ancora presente in questa veste. Precedentemente alla sentenza, tutti i danni degli altri sono stati quantificati e liquidati dalle assicurazioni, con ciò lasciando soli Cinzia, Paola e Fortunato ad affrontare la sentenza.

Certamente la morte di Vito non è economicamente quantificabile vista la straordinarietà del caso (chi potrebbe immaginare che proprio la scuola sia un luogo insicuro in cui stare?): per questa ragione e per far sì che la sentenza sia esemplare, nella richiesta saranno superate tutte le tabelle risarcitorie fin qui prese in considerazione. Ma non è questo il punto. Infatti, in termini di risarcimento sarebbe bastato sicuramente insistere maggiormente nell’ambito del processo penale e uscire dalla causa prima della sentenza, comportamento tenuto da tutti gli altri attori.

Qui il punto è dare un segnale pubblico importante, arrivando a una condanna dell’Ente, condanna che possa servire da monito agli altri enti locali e che possa dunque riporre al centro come priorità il tema dell’edilizia scolastica.

E’ la prima volta che si percorre questa strada, dunque non c’è garanzia alcuna né precedenti giurisprudenziali utili a ipotizzare come andrà il giudizio: tuttavia gli avvocati ritengono che ci siano tutti gli estremi per tracciare un nuovo percorso, con serietà e umiltà, che faccia uscire la responsabilità civile dal solo approccio riparatorio-risarcitorio, ma che possa invece sostanziare un cambio di procedure in tema di edilizia scolastica.

La costanza degli Scafidi di far sì che il sacrificio di Vito non sia vano e dunque che ciò che è successo a Rivoli il 22 novembre 2008 non accada mai più, è acclarata. Oltre a ciò che è già emerso nei processi, bisogna ricordare il loro impegno per la realizzazione dell’anagrafe dell’edilizia scolastica presso il Ministero dell’Istruzione (anagrafe ad oggi non ancora completata), l’idea di dare vita a una fondazione intitolata a Vito, che possa svolgere con diversi strumenti azioni volte all’affermazione del diritto allo studio e infine l’impegno al fianco di Benvenuti in Italia per l’inserimento della scuola pubblica tra i possibili beneficiari dell’8 per 1.000. Proprio a tal proposito è stato ricordato che il 12 settembre Cinzia Caggiano (mamma di Vito) e Davide Mattiello (presidente di Benvenuti in Italia) saranno a Roma per affiancare la senatrice Mariangela Bastico nella presentazione del ddl che prevede l’inserimento di questa tra le possibilità di donazione dei contribuenti.

 

Per Vito e per il nostro futuro.