Per Falco

Falco

Articolo Valentina Ciappina
Lasciare il corpo, qualunque corpo si lasci, è un’esperienza che accomuna tutti gli esseri umani. Si ha esperienza della morte costantemente, da quando l’interruzione di una vita famigliare, amica, prossima irrompe nella vita -che continua- di un bambino, di un ragazzo, di un adulto. Nessuno se ne sottrae, prima osservando e, prima o poi, vivendo –se così si può dire- uno dei momenti più significativi dell’abitare su questa terra. Risposte differenti, domande differenti, significati differenti hanno fatto pensare alla e parlare della morte miliardi di uomini e donne, a est e a ovest, lungo il corso della storia dell’umanità.

In questi giorni quel noi collettivo che sono le nostre comunità, le nostre associazioni, il nostro movimento parla di una esperienza di morte, in particolare: quella di Falco, fondatore e padre della comunità di Damanhur, che ha lasciato il corpo il 23 giugno 2013, un corpo che per decenni è stato il segno fisico di una autorità spirituale senza dubbio straordinaria.

Abbiamo conosciuto da circa un anno la comunità di Damanhur, i suoi luoghi, le sue regole, i suoi stili di vita grazie ad alcune delle persone che vi abitano e ci siamo confrontati, in pubblico e in privato, sui nostri modi di essere gruppo, di avere dei progetti collettivi, di avere dei sogni, di avere la leggerezza, il coraggio, l’intelligenza, le possibilità pratiche di realizzarli. Al plurale sempre…già: perché con i damanhuriani noi condividiamo l’essere una comunità.

Per questo, il venire meno della persona che più di tutte ha contribuito a immaginare e a creare l’identità di quella comunità ci colpisce e ci fa provare empatia per il corpo rimasto, la comunità senza più una testa, un corpo svuotato, indebolito da una ferita profonda e dolorosa.

La celeberrima metafora delle membra del corpo di Menenio Agrippa, l’immagine del Purusa primordiale della tradizione hinduista, la statua del sogno del libro di Daniele ci hanno insegnato che ogni parte di un corpo, quale che sia il suo ruolo, la materia di cui è fatta, la posizione che occupa, è allo stesso modo importante: noi ci auguriamo che tutte le membra del corpo di Damanhur possano continuare a funzionare e ri-organizzarsi, in un nuovo modo, affinché il venir meno di un organo, pur così importante, non faccia venir meno la vita della comunità, nei suoi piedi, nelle sue mani, nelle sue gambe… Sappiamo che ci vorrà coraggio, consapevolezza, energia, passione e fiducia da coltivare nei tempi faticosi che verranno. Ma i carismi si trasmettono, con modalità e tempi che a volte sorprendono e pensare a nuovi assetti siamo sicuri che farà parte del modo, così originale e dirompente, con cui avete giocato con la vita da quando la vostra comunità esiste.

Buon inizio nuovo allora, cari amici.