Fabbrica Olanda

 

Stavolta le scuse verso l’Amministratore Delegato della Fiat sono d’obbligo: è un boccone piuttosto amaro, ma quando ci vuole ci vuole, e ci assumiamo le nostre responsabilità.

Non avevamo capito, forse perchè non avevamo bene ascoltato, e per questo chiediamo scusa.

Non era mica Fabbrica Italia: era Fabbrica Olanda! E noi che ci chiedevamo perchè mai i piani di rilancio fossero sempre più vaghi, noi che cercavamo di intravedere un poco di arrosto in mezzo a tutto quel fumo…Guardavamo nella direzione sbagliata! 

Mentre ci affannavamo a cercare qualcosa qui nelle italiche e desolate lande, l’ineffabile AD che faceva? Fondeva Fiat Industrial con CNH (25 miliardi di Euro di fatturato) e spostava la sede nei Paesi Bassi.

Ora, leggete quel che scrive La Repubblica (mica la Pravda, eh?!): 

“Sembrava francamente difficile che uno Special Committee stipendiato da Fiat potesse opporsi a lungo. Tra di loro non c’era  nemmeno un italiano, con l’aggravante che di indipendente quegli amministratori non avevano nulla, visto che sono tutti a libro paga di Torino. Sono il professor Thomas Colligan, ex revisore della Pricewaterhouse Cooper, il professor Rolf Jeker, che nella sua vita ha collezionato numerosi incarichi in Svizzera, Jacques Theurillat, avvocato esperto di tasse, il professor Edward Hiler e il banchiere (tra l’altro ex Lehman Brothers) Kenneth Lipper. Sono stati definiti indipendenti, anche se i primi tre percepiscono, da diversi anni, circa 115mila dollari l’anno da Cnh e gli altri circa 87mila dollari. Per sciogliere la loro riserva e chiarire i loro dubbi si sono avvalsi della consulenza, remunerata sempre da Fiat, di Jp Morgan e di Lazard con l’aiuto dei legali degli studi Cravath, Swaine & Moore LLP, De Brauw Blackstone Westbroek N. V e di Bonelli, Erede & Pappalardo. 

Di certo hanno avuto il merito di strappare una maxi cedola da 10 dollari in contanti per azione al temuto Sergio Marchionne che dal canto suo nella trattativa ha messo sul tavolo una minaccia non troppo velata. Se l’operazione non fosse passata, la Fiat Industrial si sarebbe incassata anche lei un dividendo da oltre 2 miliardi di dollari, dando certo un contentino di 290 milioni agli azionisti di minoranza, ma svuotando di fatto la cassa del gruppo americano.”

Capita l’antifona? Quindi viva Fabbrica Olanda, dove colorate banconote operaie producono a ritmi forsennati altre banconote operaie che a loro volta producono…Naturalmente il tutto al riparo dagli occhi quei menagrami mangiabambini dei sindacati e di chiunque possa eccepire o proporre addirittura di reinvestire quei denari nell’attività che in teoria dovrebbe essere il core business di Fiat: costruire automobili. Con una cadenza di nuovi modelli che non ricalchi le ere geologiche, possibilmente.

Però poi si entra in polemica, e noi siamo qui per scusarci perchè non avevamo capito. I tempi sono cambiati, c’è la globalizzazione, tutte le grandi aziende che si rispettano devono (assolutamente devono) andare all’estero perchè si sa, la Legge Italiana è così ottusamente restrittiva e arcaica in materia fiscale…Quella stessa legge che ha permesso gli incentivi alla rottamazione, no? Quella stessa legge  che ha consentito alla FIAT di diventare il monopolista assoluto nel campo del’auto in barba a qualunque idea di concorrenza (salvo poi mollare la Lancia perchè ‘ha scarso appeal’…). Ma sì, la stessa legge, lo stesso Paese che ha pagato interi stabilimenti con i soldi dei contribuenti.

L’unico dubbio che rimane mentre rinnoviamo le nostre scuse e porgiamo i nostri saluti al Dottor Marchionne, è sapere se tutte queste queste fabbriche di soldi di nuova concezione sono un prodotto dei tempi moderni, o se erano già oggetto della riflessione di chi controllava il quadrante di un Rolex allacciato rigorosamente sopra al polsino per accertare la propria puntualità alla cena con Kissinger.

Mijn oprechte felicitaties, dokter, en de groeten aan de familie…