Coraggio e contrasto alle mafie

 

Comincia una settimana intensa sul fronte legalità. Quel fronte che deve interpretare il difficile rapporto tra severità e giustizia. Tra pena e riscatto. Un fronte che in Italia assume anche le tinte lugubri della criminalità organizzata di stampo mafioso, una forma di illegalità particolarmente insidiosa perché mina alle fondamenta la qualità democratica.

Cominciamo dal DL 146 (23 Dicembre 2013), Cancellieri, che porta un titolo condivisibile: “Misure urgenti per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria”. Il decreto è all’attenzione della Commissione Giustizia della Camera per il suo iter di conversione. Salta agli occhi il com 4 dell’art 4 che prevede l’istituto della “liberazione anticipata speciale” cioè uno sconto di 75 giorni di reclusione ogni sei mesi espiati (per esempio se mi sono fatto 3 anni, tra il 2011 e il 2013, godrò di 450 giorni di bonus sulla restante pena da scontare), anche per i mafiosi, purchè si siano comportati bene. Recita il comma: “Abbiano dato prova, nel periodo di detenzione, di un concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della personalità” che tradotto significa aver fatto socialità (senza nemmeno minacciare qualche giudice di fargli fare la fine del “tonno”), aver incontrato i familiari, aver partecipato alle attività proposte in carcere. I mafiosi notoriamente sanno come stare al Mondo e quindi anche come stare in carcere.

Ho depositato Venerdì due emendamenti il primo che chiede l’abrogazione tout court del comma. Il secondo che in alternativa propone di modificarlo agganciando lo sconto di pena a quella forma di “recupero sociale” qualificato che è la collaborazione con i magistrati. Un mafioso dimostra di voler girare pagina non quando fa il bravo in carcere, ma quando dice la verità su quel che sa.

Da domani, 21 Gennaio, arriva nell’Aula del Senato il testo riformato del 416 ter, lo scambio di favori tra mafioso e politico. La storia è nota, ma per sommi capi: nel periodo di massimo fulgore della larghe intese (Maggio-Luglio) noi alla Camera siamo riusciti a fare una prima buona modifica, introducendo le parole “altra utilità” (difendendole da castranti aggettivazioni che venivano con forza proposte dalla destra di Governo), introducendo il “reato fine” specifico per il mafioso e prevedendo la punibilità dell’intermediario. La Commissione Giustizia del Senato, nel periodo di massima crisi della larghe intese (Ottobre-Dicembre) è riuscita ad approvare un testo che ha ampliato l’impianto da noi votato (più anni di carcere e la rilevanza penale della mera “promessa” di voti da parte del mafioso). Il Presidente del Senato si è detto, comprensibilmente, soddisfatto. Domani il testo arriva in Senato… ma il barometro degli equilibri politici è di nuovo cambiato.

Sia sulla possibilità di votare abrogazione o riforma del com. 4, art. 4 del DL 146, sia sulla possibilità di confermare in Senato il 416 ter come uscito dalla Commissione Giustizia, peserà l’incontro al Nazareno di Sabato pomeriggio? Quanto costerà il bisogno di concertare larghe intese sulla legge elettorale (che almeno su questa questione hanno ritrovato il perimetro ante 1 Agosto 2013)?

La saldezza dello Stato nei confronti dei delinquenti patentati e di lungo corso è un ingrediente della tenuta complessiva della Repubblica importante quanto le regole elettorali.

Coraggio e avanti!

 

Davide Mattiello

 

Torino, 19 Gennaio 2014