Non una, ma cento scuole dedicate a Vito Scafidi

Molti edifici pubblici in Italia sono dedicati a persone come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Aldo Moro. Che senso ha?

Quello di costruire una narrazione pubblica condivisa su questioni importanti per la democrazia italiana, a partire dalla vita di chi le abbia incarnate autorevolmente.

Abbiamo imparato che non c’è futuro, senza memoria del passato e che la memoria è il frutto di un lavoro sapiente che presuppone la storia e si serve del confronto e del discernimento.

Diversi di questi edifici pubblici sono scuole. Questo ha ancora più senso perchè le scuole sono i luoghi principalmente deputati alla costruzione della cultura del Paese: il nome dato ad una scuola, diventa naturale oggetto della riflessione per docenti e allievi. Generazione dopo generazione.

La questione allora è se Vito Scafidi debba avere o meno spazio nella costruzione della narrazione pubblica. E se si, quanto.

I nomi di Giovanni Falcone o di Paolo Borsellino hanno spazio senz’altro perchè rivelano alla memoria collettiva l’importanza della giustizia, costruita attraverso un’attività giudiziaria costante e coraggiosa.

Il nome di Vito cosa rivelerebbe?

L’importanza della qualità della scuola per il futuro di un’Italia democratica. La questione infatti non è semplicemente “il futuro dell’Italia”. Ma il futuro di una Italia che si voglia democratica: ovvero nella quale il popolo sia sovrano sulla carta e nei fatti. Perchè lo sia nei fatti, bisogna dare attuazione all’articolo 3 com 2 della Costituzione, che ordina alla Repubblica di rimuovere tutte quelle condizioni che impediscano agli individui di avere uguali opportunità per realizzarsi come persone e come cittadini. In questo una scuola sicura, funzionale, seria e accogliente ha un ruolo fondamentale evidente. Chi attacca la scuola, attacca la democrazia.

Qualcuno potrebbe ancora obiettare che i nomi da usare per costruire narrazione collettiva debbano essere nomi di persone “celebri”, che cioè abbiano fatto qualcosa di grande, degno di memoria, come per la scuola potrebbero essere la Montessori o Don Milani. Cosa avrebbe fatto Vito?

Ha fatto la cosa più grande di tutte: ha dato la vita da innocente.

E non per una tragica fatalità, ma perchè qualcuno non ha presidiato come avrebbe dovuto quel bene pubblico fondamentale che è la scuola. Vito è vittima innocente di una ingiustizia.

Le vittime innocenti rivelano da sempre la fragilità delle nostre libertà, delle nostre sicurezze. Rivelano il carico di responsabilità che ha chi governa la cosa pubblica. Rivelano il bisogno che abbiamo tutti noi di essere sempre cittadini consapevoli e vigili, perchè nessuno possa offendere i nostri diritti e rubarci il futuro.

Nel nome di Vito Scafidi è iscritta ormai una delle lezioni civiche più amare e centrali per il futuro democratico dell’Italia che vogliamo.

Non è per la famiglia di Vito che dobbiamo volere quel nome in cento scuole: non c’è ristoro possibile per quella mamma e per quel papà. E’ per noi stessi che dobbiamo volere quel nome, per non dimenticare il prezzo della libertà. Mai

per Libera e Benvenuti in Italia
Davide Mattiello
per Acmos
Andrea Sacco
Per Libera Piemonte
Maria José Fava
Torino, 11 Febbraio 2011