Una bella riflessione di Tonio Dell’Olio sulla guerra in Libia

Mosaico dei giorni
La guerra
23 marzo 2011 – Tonio Dell’Olio

Siamo in guerra. Lo ripetono nei bar e negli autobus. Siamo in guerra.
E lo diciamo senza sapere esattamente che cosa significhi realmente
essere in guerra. Le bombe, le sirene, i morti e i feriti. La paura.
Gente tra due fuochi. Quello del dittatore e quello della coalizione
dei volenterosi. Come sempre nobile. Come sempre inevitabile e
liberatrice. Umanitaria e doverosa. La guerra noi la vediamo solo in
televisione. La guerra a due passi da noi. E non ci importa del
Barhein e dello Yemen, come mai ci è importato del Darfur e del Congo.
Perché c’è crisi e crisi. Alcune ci importano di più. Profumano di
petrolio. Difendere la popolazione civile. Senza sapere come andrà a
finire. Non si può fare il tifo come nello stadio. Ma davvero non si
poteva fare altro? Non si poteva fare diversamente? Non eravamo noi
italiani i più amici del dittatore? Non avevamo strumenti e parola e
politica e diplomazia da adoperare per ridurre a ragione il
“fanatico”? Prima si spara e poi si discute. Come nei film di Sergio
Leone. E quanto durerà? Quando finirà? Se ne parla nei bar e negli
autobus. Ma al governo insistono che non si deve chiamare guerra.
Bah!