Tunisia: banco di prova per la democrazia

 Tunisia: “banco di prova” per la democrazia

Il rovesciamento del  presidente tunisino, Bin Ali, ha, sicuramente, portato un nuovo  entusiasmo,  euforia  tra la popolazione  Tunisina.

Il giorno dopo della partenza del vecchio presidente  si è aperta la fase più difficile della rivoluzione tunisina, quella che deve portare il paese  ad un vero cambiamento e trovare le risposte giuste ai problemi di  milioni di cittadini che hanno posto la loro speranza di cambiamento sulla   rivoluzione. I tunisini hanno dovuto affrontare fondamentali sfide, durante i  9 mesi dopo la caduta del regime.

il rilascio di prigionieri politici, l’autorizzazione di decine di nuovi partiti politici, la cancellazione delle restrizioni sui media e internet,  lo scioglimento  del  partito al governo precedente, l’RCD, e gli sforzi per smantellare l’apparato di sicurezza del vecchio regime e l’annuncio della intenzione di aderire ai trattati internazionali sui diritti umani, compreso lo Statuto della Corte penale internazionale, sono segnali positivi.

Tuttavia le controversie sulla priorità delle  riforme, l’instabilità politica, le crisi economiche, i conflitti su lavoro e disoccupazione, le tensioni tra le privilegiate regioni costiere e le interne relativamente impoverite, e l’insicurezza,  rimangono ancora i problemi da affrontare.

Nonostante qualche progresso verso le elezioni e altre riforme, i rapporti indicano la diffusa insoddisfazione e confusione. Secondo un recente sondaggio eseguito  da  “Agence Tunisi Afrique  Press”  nel  mese di agosto il 48% dei tunisini intervistati non sono soddisfatti dell’operato del Governo ad interim contro il 37% che ha espresso soddisfazione.    

 E’ evidente la crescita delle tensioni  tra i rappresentanti delle élite costiere e l’interno svantaggiato, tra islamisti e laici, tra i giovani attivisti che hanno guidato la rivolta e i tecnocrati che gestiscono il Governo ad interim, e tra fazioni politiche.

Un lungo processo autonomo di democratizzazione culturale,  politico e economico attende il popolo tunisino. Un processo che può durare anni tra mille pericoli insidiosi, occulti all’interno e all’esterno del paese. Un processo che dopo il misero fallimento di “esportatori della democrazia” è l’unica via autentica per realizzare  le rivendicazioni della rivoluzione tunisina.

Il considerevole elevato livello di istruzione della classe media, la lunga storia di incoraggiamento  socio-economico delle donne e delle libertà, richiusi in un territorio relativamente piccolo rendono la Tunisia il paese più favorevole nella regione a sottoporsi con successo una transizione democratica. Tuttavia un eventuale insuccesso potrebbe avere implicazioni disastrose per altri paesi come l’Egitto e la Libia.

L’organizzazione delle  elezioni nazionali è un elemento chiave del processo di transizione. Il 23 ottobre  il popolo tunisino andrà alle urne per scegliere i 218 membri dell’ Assemblea Nazionale Costituente. Più di 100 partiti, molti dei quali di nuova creazione, insieme a indipendenti si competeranno per conquistare la fiducia della popolazione. L’Assemblea Nazionale Costituente redigerà una nuova costituzione e preparerà  le elezioni presidenziali e parlamentari.

In realtà le elezioni determineranno  quali attori politici potranno parlare in nome della legittimità popolare, e quale sarà il nuovo ordine politico del paese.  Eppure i sondaggi (agosto 2011) evidenziano  la mancanza di comprensione pubblica sull’importanza del ruolo dell’Assemblea Costituente: solo il 58% degli aventi diritto, iscritto nelle liste elettorali, anche se altri potranno votare con la loro carta di identità nazionale. Quasi 10.000 candidati  e oltre 1.600 liste si presenteranno alle elezioni. Il numero dei canditati, maggiore del previsto, potrebbe creare difficoltà logistiche per quanto riguarda schede e conteggio.

Sentiamo  nostro dovere  essere a fianco della popolazione tunisina in questo momento delicatissimo per il suo futuro, non per influenzarla con le nostre idee o ancora peggio con la presunzione di insegnarle qualcosa. Semplicemente accompagnarla nel suo lungo viaggio e denunciare eventuali possibili manovre che tentano di soffocare  il  diritto di libertà di ogni singola persona.

L’Associazione per la Pace ha ricevuto l’accreditamento come  osservatore internazionale dall’Alta Commissione Elettorale Indipendente Tunisina (ISIE). La delegazione dell’Assopace sarà presente in Tunisia durante le elezioni. I 20 membri della delegazione, su invito delle ONG locali, monitoreranno i seggi elettorali a Sidi Bouzid.

Farshid Nourai

 

Associazione per la Pace

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