Trattato Italia-Emirati: intervista Lia Quartapelle

Un trattato di Cooperazione Giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi esiste, ma non può ancora produrre effetti. Proprio per questa ragione, diversi cittadini italiani con pendenze giudiziarie hanno deciso di raggiungere gli Emirati, per sfuggire ai processi ed evitare di scontare delle pene.

Personaggi, come abbiamo più volte scritto, latitanti e per questo ricercati dalle procure italiane. Condannati o rinviati a giudizio per reati che vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno, per passare dal narcotraffico fino ad arrivare al riciclaggio ed alla frode fiscale.

Questo vuoto, e la conseguente possibilità che questi soggetti rimangano impuniti, potrebbe essere colmato – portando a compimento un iter lungo e complesso incominciato nella passata legislatura – con la ratifica da parte del Parlamento.

Oggi, in Commissione Esteri, il trattato inizierà il suo iter.

Abbiamo chiesto a Lia Quartapalle, membro PD della Commissione e firmataria con Walter Verini della proposta di ratifica alle Camere, cosa ne pensa a riguardo e come questo trattato potrà finalmente diventare operativo.

 

Onorevole, quale valore ha questo trattato, da tempo pronto per la ratifica?

È un trattato che aiuta ad essere più efficaci nel contrasto alla criminalità organizzata, nel perseguire persone che pensano di poter vivere in angoli del pianeta dove è possibile vivere impuniti.
In questo momento negli Emirati sono presenti diversi soggetti che dovrebbero tornare in Italia, per essere giudicati.  

Oggi inizierà in commissione Esteri il percorso per renderlo operativo. Secondo lei con quali tempistiche potrà giungere in aula per essere votato?

Noi speriamo che si faccia al più presto, perché il trattato ha solo bisogno di essere ratificato. Insieme all’Onorevole Verini sono prima firmataria del testo di legge, ma è tutto in mano alla maggioranza. Speriamo che il trattato possa essere ratificato nel più breve tempo possibile, facilitando il lavoro della giustizia italiana e riportando in patria persone che si sono rese latitanti.