Svuota carceri, via libera definitivo

Fonte: La Repubblica – L’Aula della Camera con 385 voti a favore, 105 contrari e 26 astenuti, ha approvato in via definitiva il dl cosiddetto “svuotacarceri”. A favore del provvedimento hanno votato Pdl, Pd, Terzo polo e la gran parte dei deputati dei gruppi minori, mentre voto contario da parte di Lega e Idv. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, difende il contenuto del decreto contro le polemiche: “Vorrei in primo luogo precisare – scrive il ministro in un intervento pubblicato sul sito del Ministero – che il decreto non è né un indulto mascherato, né una resa dello Stato alla delinquenza”. Valanga di defezioni nel Pdl, in 43 non votano. Anche nel Pd lo schieramento non è proprio compatto: su 206 deputati votano in 179, mentre in 25 ‘disertano’. Astenuti 5 radicali. Così come si astengono 12 deputati di Popolo e Territorio.

“Il sovraffollamento delle carceri doveva essere affrontato con urgenza, le condizioni di vita dei detenuti negli istituti di pena sono una priorità e come tale doveva essere trattata. Diritto, civiltà e sicurezza sono i tre principi che ci hanno guidato nel votare a favore del decreto severino”, ha detto nel suo intervento in Aula Emanuele Fiano (Pd), polemizzando con il gruppo della Lega Nord.

“Questo decreto svuota carceri è un provvedimento criminogeno: noi non lo votiamo e ci dispiace che voi, in nome di una solidarietà con i carcerati, diventate correi dei delinquenti”, ha detto il leader dell’Idv,

Antonio Di Pietro, nella sua dichiarazione di voto in aula alla Camera sul decreto Severino. “Non avete risolto un bel niente – spiega il presidente – perché al detenuto che favore gli fate se lo spostate dalla cella alle camere di sicurezza che sono sempre quelle e sono sovraffollate e insufficienti”. “La latitanza dello Stato – conclude Di Pietro – che siccome non è in grado di fare nuove strutture carcerarie ricorre a un atto di pavidità e ingiustizia e mette fuori chi può commettere altri reati”.

Le misure. Il provvedimento per ovviare al problema delle cosiddette “porte girevoli”, cioè dei casi dei detenuti condotti nelle case circondariali per periodi brevissimi (nel 2010, 21.093 persone trattenute per un massimo di 3 giorni), prevede che per l’arrestato in flagranza di reato sia disposta in via prioritaria la custodia dell’arrestato presso l’abitazione; in subordine che sia disposta la custodia presso le camere di sicurezza, e solo in via ulteriormente subordinata, che sia disposto il carcere. Il decreto dimezza da 96 a 48 ore il termine entro il quale deve avvenire l’udienza di convalida dell’arresto ed estende da 12 a 18 mesi la soglia di pena detentiva, anche residua, per l’accesso alla detenzione domiciliare prevista dalla legge del 2010. Il decreto prevede anche un’integrazione delle risorse finanziarie, pari a circa 57,27 milioni di euro per l’adeguamento, potenziamento e messa a norma di infrastrutture carcerarie; il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, di cui si prevede la chiusura entro il primo febbraio 2013; l’estensione della disciplina sull’ingiusta detenzione ai procedimenti definiti prima dell’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale (24 ottobre 1989), con sentenza passata in giudicato dal primo luglio 1988.

I numeri. Sono 66.973 i detenuti nelle carceri italiane; la ‘capienza regolamentare’ è di 45.688. Sono i dati del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (Dap) aggiornati al 31 gennaio 2012. Inoltre, sono 1.264 le persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani (opg): 1.178 sono uomini, 86 donne. 

Severino: “Nessun automatismo”. “È sufficiente leggere il decreto – spiega il ministro Severino – per rendersi conto che nessuno dei provvedimenti in esso indicati deriva da automatismi o presunzioni. In ogni caso vi sarà un magistrato a valutare se la persona sia o meno meritevole di una modifica migliorativa del suo stato di limitazione della libertà”. “La prima parte del decreto incide sul fenomeno delle porte girevoli – ha aggiunto il ministro – che comporta l’entrata-uscita di detenuti in carcere nell’arco di 3-5 giorni” e riguarda “una casistica, dunque, molto accuratamente selezionata”. Con il nuovo regime “il tempo per la comparizione si riduce da 96 a 48 ore e, subito dopo l’arresto in flagranza, il magistrato potrà decidere se risparmiare il transito in carcere, ricorrendo ai domiciliari o alle camere di sicurezza”. La seconda parte, ha poi ricordato “si occupa invece della carcerazione post sentenza, prevedendo la possibilità di concedere gli arresti domiciliari quando vi sia un residuo pena fino a 18 mesi. Anche qui sottolineo il termine possibilità, perchè non vi è alcun automatismo nell’applicazione”. Per quanto riguarda la chiusura degli ospedali psichiatrici, il ministro ha aggiunto che “non comporterà affatto il rilascio degli internati socialmente pericolosi. Nessuno vuole correre il rischio che potenziali serial killer percorrano liberamente il nostro Paese”. Poi ha tenuto a sottolineare Severino: “Mi sono sempre assunta le mie responsabilità. L’ho fatto quando ero avvocato, lo faccio ora, a maggior ragione, da ministro. Se mi sento responsabile per questo decreto? Certo, mi sento responsabile davanti agli italiani, che spero si leggano il provvedimento invece di credere agli allarmismi di qualcuno, ma mi sento molto più responsabile quando vengo a sapere dei suicidi in carcere…”.