Pluralismo religioso

 

Di Camilla Cupelli

 

La questione della religione è da sempre al centro del dibattito pubblico italiano: quale libertà di culto lasciare a religioni diverse dalla nostra? Come garantire diritti e doveri alla pluralità di religioni esistenti? 

Sul tema, giovedì 19 aprile, si è tenuta una partecipatissima tavola rotonda organizzata dal Forum per l’Armonia Interreligiosa dal titolo “Pluralismo e libertà di religione in Italia: Doveri e Diritti”. 

Tra i relatori la dottoressa Mariachiara Giorda, storica delle religioni all’Università di Torino e responsabile del Centro Studi della fondazione torinese Benvenuti in Italia. Oltre a lei l’Assessore alle politiche per l’integrazione e le nuove cittadinanze Ilda Curti, l’avvocato Bruno Segre, direttore de “L’incontro” e presidente dell’Associazione Libero Pensiero Giordano Bruno e don Luigi Berzano, coordinatore dell’Associazione Italiana Sociologia – Sociologia della Religione.

Moderatrice dell’incontro è stata Enrica Perucchietti, scrittrice e giornalista.

In particolara studiosa Mariachiara Giorda si è concentrata sul problema della laicità in Italia, a partire dai suoi studi, sostenendo che la contingenza storica in cui ci troviamo spesso confonde i termini laicità-religione con i termini di Stato democratico-Stato laico, spostando il centro del dibattito. Questo problema naturalmente si riversa sull’insegnamento nella scuola pubblica italiana: nel suo scritto “La materia invisibile. Storia delle religioni a scuola. Una proposta”, Giorda approfondisce la possibilità di insegnare nelle scuole italiane una vera e propria storia delle religioni che guardi alla pluralità dei culti esistenti, piuttosto che trasmettere una storia della religione cattolica, come spesso avviene.
Il dibattito si è giocato proprio a partire da queste riflessioni: l’Italia è ufficialmente uno Stato laico, ma l’interiorizzazione dei valori cattolici è talmente presente nella società da rendere difficilmente sopportabile la pluralità di culto nel nostro Paese. Ecco perchè il tema è strettamente connesso a quello dell’educazione alla cittadinanza, soprattutto in una città cosmopolita come quella torinese.