Pino Capozzi – FIAT: 3 a 0!

 

Davide Pecorelli per ACMOS

Fiat 0 – Pino Capozzi 3. Facendo ricorso a terminologia calcistica, la vicenda del delegato Fiom, licenziato dall’azienda nel luglio del 2010, potrebbe essere riassunta così.

Capozzi porta a casa un altro verdetto favorevole, il terzo. Il ricorso presentato dalla Fiat alla sentenza di primo grado è stato rigettato in appello. Il Tribunale del Lavoro di Torino si è espresso in modo inequivocabile, rigettando integralmente la posizione espressa dalla dirigenza. La Fiat ha tenuto un comportamento antisindacale, in sostanza.

La storia è tristemente nota. Per l’azienda, infatti, Capozzi, delegato Fiom, avrebbe tenuto un comportamento antisindacale facendo veicolare una comunicazione attraverso la mail aziendale. Fatto da punire con il licenziamento in tronco.

Tre sentenze della Giustizia Italiana (la prima per il reintegro e due della giustizia del lavoro) hanno dato ragione al quadro Fiat. L’attività di Capozzi è da considerare lecita, garantita dai diritti sindacali.

Probabile, dopo la nuova battuta d’arresto, che la Fiat ricorra in Cassazione per vedere ribaltato il verdetto della Corte torinese.

Ma il percorso giudiziario di questa storia non terminerà con il ricorso della casa automobilistica. Alle porte – la prima udienza è fissata per il 28 marzo- si apre il dibattimento civile, attraverso il quale Pino Capozzi richiede il risarcimento danni, causato dal licenziamento in tronco.

Ma questa sentenza non racconta solo della vittoria di un sindacalista nei confronti della Fiat, azienda che ha attuato una revisione totale del rapporto tra rappresentanza e proprietà.

 Sono le parole di Pino Capozzi a testimoniarlo: “ Il dispositivo della Corte dimostra che la vertenza non è finita con l’esclusione della Fiom dalla fabbrica. Possiamo riconquistare la libertà e la rappresentanza sindacale, passo per passo”.

La sentenza rafforza in lui una convinzione: “La Fiom non si è mai mossa fuori dai confini della legalità”.