Udienza Darwin

Si è concluso oggi nel giro di un paio d’ore il secondo grado del processo per la morte di Vito Scafidi, la prossima volta che torneremo in aula, il 28 ottobre, sarà per ascoltare la lettura della sentenza.

Poche le repliche degli avvocati della difesa, che ancora una volta hanno tenuto a sottolineare la mancanza di segni premonitori che avrebbero potuto far sospettare un crollo. Segni premonitori immediatamente prima del crollo, ma anche nei giorni precedenti… viene da chiedersi allora come si possano chiamare le infiltrazioni d’acqua e i pendini spezzati che avranno sicuramente notato gli operai che lavoravano proprio su quel controsoffitto.

Senza la prevedibilità dell’evento le accuse contro gli imputati cadrebbero, perchè non può esserci colpa per un fatto casuale e imprevedibile, ma non ci sembra questo il caso. O meglio, con controlli sommari e poco accurati ci si è messi nelle condizioni di non poter prevedere il crollo, ma questo non può succedere in un edificio pubblico, tanto più se si tratta di una scuola.

Tra i ringraziamenti di rito da parte delle difese per il lavoro svolto dalla Procura, c’è stata anche una nota che stonava: ritengo che non si possa ridurre questa tragedia a semplice precedente giuridico, a un fatto grazie al quale ora siamo tutti più consapevoli. E non si può ringraziare Cinzia di aver assistito sempre alle udienze con costanza e attenzione… una madre e una famiglia che hanno perso un figlio e un fratello si sarebbero mai potuti comportare in modo diverso?

Basterebbe un po’ di umanità e di tatto in più in quelle aule di tribunale, nei limiti dei ruoli e della forma, certo, ma anche nel rispetto del dolore altrui.

 Sara Levrini