Non spegnere Torino – Max Casacci (Subsonica) intervista Piero Fassino

Di seguito, il testo dell’intervista

Max Casacci intervista Piero Fassino sulla Torino della notte, sulla
città giovanile e sulla tutela degli spazi

Sappiamo tutti che negli ultimi anni Torino ha subito delle trasformazioni radicali a tutti i livelli. Alla base della trasformazione culturale e dello spirito della città c’è l’attività dei settori giovanili che hanno trasformato questa città e l’hanno resa capitale dei giovani in Italia – anche molto attrattiva per i giovani di mezza Europa. Alcuni tra questi protagonisti temono che un sindaco non testimone diretto di questa trasformazione degli ultimi anni e non più giovanissimo possa rappresentare il rischio una chiusura improvvisa di questi spazi. Si ricorderà Cofferati a Bologna con la drastica riduzione di spazi e orari delle notti bolognesi. Quale sarebbe la posizione di Fassino Sindaco su questo tema?

Torino in questi anni è diventata una grande capitale di cultura, mettendo a disposizione dei suoi cittadini un’offerta culturale grandissima, da beni architettonici straordinari come la Reggia di Venaria, alle rassegne musicali e cinematografiche, al Salone del Gusto, al Salone del Libro. Io considero parte di questa offerta tutta la creatività che è cresciuta in questi anni, in particolare Artissima, Traffic, i luoghi della movida, che hanno caratterizzato Torino come una grande capitale europea di culturale e creatività giovanile. E quindi credo che dobbiamo utilizzare questa risorsa straordinaria come una delle positive novità che hanno ridisegnato il profilo di Torino di questi ultimi anni.

Molti operatori della cultura della notte, che in città è una cosa un po’ diversa dalla semplice movida, più riflesso generalista della rivendita di alcolici, ovvero coloro che rendono Torino ricca di una programmazione degna di una grande città, hanno cercato più volte una soluzione agli inevitabili disagi legati alla grossa vitalità in ore anche notturne. Si sono spesso scontrati con la frantumazione delle competenze di riferimento, diversi assessorati… Fassino sindaco non crede che forse una visione più specifica di questo fenomeno sarebbe una soluzione.

Io credo che la cultura della notte richieda anche delle forme di governance e di coordinazione specifiche, soprattutto perché si svolge in alcune aree che hanno bisogno di essere gestite unitariamente. Penso ad esempio all’area dei Murazzi, di Piazza Vittorio o per altri aspetti la zona di Porta Palazzo. Ecco, queste zone non possono essere gestite solo con l’ordinarietà delle responsabilità amministrative – una parte ai vigili urbani, una parte all’assessorato al commercio, una parte all’assessorato alla cultura – perché da competenze spezzettate e disperse rischiamo di non avere una azione unitaria efficace. Per questi luoghi dobbiamo darci una figura di regia unica delegata alla gestione unitaria dell’area. E sarà responsabilità di questa figura coordinare gli interventi dei diversi pezzi dell’amministrazione comunale con un progetto e una visione unitaria.

Si parla di incoming e di turismo, sicuramente Torino è una città viva. Al pari di molte altre città europee è molto più ambita, immagino anche che potrebbe essere occasione di nuovi posti di lavoro per centri di ricerca e sperimentazioni che provengono dall’estero, ma anche per il turismo. Ma come si fa a fare incoming con un aeroporto che sta cancellando quasi tutti i voli low cost?

Noi abbiamo un aeroporto che ha una caratteristica unica, quella di essere in città. Se, come ho intenzione, si farà il collegamento diretto, in 10 minuti sarà possibile raggiungere il centro cittadino. Questa è un’opportunità importante, soprattutto perché oggi la tendenza è quella di dislocare gli aeroporti lontani dai centri urbani con tutti i problemi di mobilità e spostamento che ne derivano.
Ovviamente noi dobbiamo investire molto sullo sviluppo delle rotte delle compagnie di linea quanto delle low cost dell’aeroporto di Torino. Come noto, l’aeroporto Caselle è gestito da una società pubblico-privata: il socio di minoranza è composto da privati mentre il Comune è azionista di maggioranza insieme agli altri enti pubblici. Se sarò eletto sindaco, una delle prime cose che farò sarà quella di chiedere un incontro ai soci privati che abbiamo nella società aeroportuale per affermare che “noi” vogliamo un aeroporto diverso da questo. Se saranno disposti a collaborare lo si farà insieme; se non lo sono, si rivedranno i patti stabiliti e come soci di maggioranza saremo noi a chiedere di gestire l’aeroporto.

Sempre alla base di tutta una serie di trasformazioni cittadine in ambito giovanile, c’è stata soprattutto negli anni ‘90 l’attività di alcuni centri sociali, che hanno rappresentato per molto tempo lo spazio dove lo spazio non c’era o era ancora da liberare. All’interno di quell’attività sono nate delle figure professionali nell’ambito della musica, della comunicazione, addirittura figure “artigianali” ed è emersa quella generazione che ha poi determinato la nascita delle attività imprenditoriali come i locali e i club. Oggi in Italia, nelle grosse città, gli ipermercati cominciano a divenire i luoghi di aggregazione, e questo a mio avviso è abbastanza inquietante; per contro in molte città, come Torino, alcuni centri sociali svolgono attività sociali, come asili, palestre, scuole di lingue per stranieri e centri d’aggregazione, in luoghi dove non sempre esistono questi tipi di strutture e servizi. Da questo punto di vista un sindaco di centro sinistra come dovrebbe relazionarsi con questo fenomeno?

Stimo molto Sergio Cofferati e sono convinto che sia una persona capace, però se dovessi assumere un modello per fare il sindaco non sarebbe quello di Cofferati su questi temi, perché non credo che la soluzione sia quella di offrire un’immagine chiusa della città. Naturalmente dobbiamo dare una risposta ai temi della sicurezza della città ma ciò non si può tradurre in una penalizzazione di ciò che una città muove. Penso che bisogna creare dei luoghi e degli spazi che consentano la massima creatività. Ad esempio, tra Corso Novara e via Bologna c’è un ex stabilimento industriale – e chi passa di lì noterà che è un cantiere – in cui nascerà un incubatore di arti visive, un importante spazio dove giovani e artisti possano sperimentare la propria inventiva e tradurla in produzione artistica. Credo inoltre che la città debba incentivare e incoraggiare tutto questo, senza mettere in alternativa i grandi eventi con la creatività diffusa perché, se i primi servono a offrire ad un grande pubblico occasioni culturali di alto livello, il fermento culturale è un importante supporto per ogni progetto.

Perché un ragazzo torinese dovrebbe votare per Fassino sindaco e non per il più giovane Coppola?

In primo luogo perché l’età non fa titolo: si può avere vent’anni ed essere un genio, ma anche una persona banale, così come a sessant’anni si può aver sprecato la vita o essere ancora una persona creativa! Secondo, io credo che Torino abbia bisogno di un sindaco che sia in grado di continuare la strada che ha percorso Chiamparino in questi anni, perché se Torino è diventata la città straordinaria che oggi tutti riconoscono è grazie al fatto che è stata guidata bene, con intelligenza, con saggezza. Torino è cambiata in meglio soprattutto perché non si è avuto paura di cambiarla, non si è avuto paura di rischiare, non si è avuto paura di trasformarla. Solo continui cambiamenti e innovazioni possono creare maggiori opportunità e occasioni. E io intendo dare seguito a questa spinta all’innovazione.
E’ questa una ragione per cui un giovane può votare Fassino sindaco. Un giovane che non mi conosce a priori può pensare che sia meglio un sindaco che abbia trent’anni piuttosto che uno di sessanta, ma io, a dispetto dei miei 60 anni, continuo ad essere uno allegro – e non è vero che sono triste o musone – ho la vitalità giusta per fare le cose e credo molto in una Torino che in questi anni è cambiata trasformandosi continuamente. Il motore della Torino più bella è sicuramente la sua capacità di trasformare se stessa e nei prossimi anni dovrà essere così. Il motore di ogni cosa sarà la capacità della città di continuare a mettere in movimento opportunità, investimenti, in modo da attrarre risorse e intelligenze, perché da un fermento di questa natura possono nascere possibilità utili per tutta la città e per chi ci vive, in particolare per i giovani. Se i giovani avranno delle occasioni o opportunità, non le avranno da una città statica, ma da una città dinamica.