Marcio su Roma

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Dopo l’intensa settimana del 9 dicembre scorso, che ha visto numerose parti d’Italia e in particolare la provincia di Torino colpite pesantemente dall’ondata di dimostrazioni più o meno pacifiche e più o meno democratiche dei cosiddetti forconi, molti osservatori aspettavano di vedere cosa sarebbe successo in occasione della manifestazione organizzata a Roma per il 18 dicembre.

Il movimento del 9 dicembre è infatti un movimento composito e di difficile classificazione e intorno alla sua composizione e alle sue fondamenta si è scritto molto in queste settimane, senza però che si sia riusciti a chiarire chi abbia davvero avuto la forza di muovere una protesta apparentemente spontanea, ma in realtà così organizzata. Se infatti le motivazioni richiamano un ampio malcontento nei confronti della politica e della crisi (ne abbiamo parlato qui: https://benvenutiinitalia.it/forca-miseria/), ricondurre gli eventi della settimana scorsa a un fenomeno virale sviluppato grazie a Facebook pare decisamente ingenuo.

Così c’è chi si è spinto a rappresentare l’ennesima commedia agra di un’italietta in declino, con i poveri in lotta tra di loro, gli studenti in piazza senza neppure sapere perché e un nuovo leader neanche tanto carismatico che arringa la folla rivoluzionaria arrivando in Jaguar (prestata) come una star che calca il red carpet di un evento mondano. Il tutto, peraltro, sullo sfondo di un engagement più o meno diretti di forze politiche e giornali vicini a Berlusconi, Grillo, alla Lega.

Oppure c’è chi ha visto nelle parole d’ordine del movimento (o almeno di certe sue parti), nello sventolare di tricolori e riferimenti alla “nazione”, nell’esaltazione del ruolo delle forze dell’ordine e nelle “infiltrazioni” di Forza Nuova e Casa Pound, l’ennesimo tentativo di gruppi minoritari della destra estrema di prendersi la scena pubblica.

Per questo l’annuncio di una “marcia su Roma” (sì, chiamata proprio così, sic!) ha fatto drizzare le antenne a molti e ha probabilmente provocato la frattura nel movimento cui abbiamo assistito tramite giornali. Le cronache del giorno dopo ci dicono che la manifestazione nella Capitale è stata un flop. Qualcuno tira un respiro di sollievo, come se si fosse scongiurato un pericolo. Noi però continuiamo a osservare con attenzione ciò che succede e ciò che non succede, questo “nuovo modo di fare la politica” così diverso dal nostro. Lo facciamo perché la storia ci insegna quanto movimenti apparentemente minoritari e che vengono presi sottogamba possano essere più pericolosi di fenomeni più partecipativi e perché temiamo che le polemiche alimentate contro l’Europa e le istituzioni torneranno ad alimentare le peggiori polemiche di cui si nutrirà il dibattito politico dei prossimi mesi. La storia ci dirà poi se si tratta di italietta da commedia, di fenomeno eversivo o di un inedito mix.

 

(Francesco Regalzi)