Diletta Berardinelli: le buone amministrazioni locali

 

 

 

di Camilla Cupelli

Diletta Berardinelli è una giovane amministratrice eletta durante l’ultima tornata elettorale del Comune di Torino alla Circoscrizione 7 per l’Italia dei Valori. I numerosi punti del suo programma elettorale in comune con le tematiche presidiate dalla Fondazione Benvenuti in Italia hanno permesso una collaborazione stretta durante la campagna elettorale. Proviamo a stilare con lei un bilancio al riguardo.

 

Innanzitutto un tema onnicomprensivo: quello delle politiche per l’integrazione. La questione dei nuovi cittadini è cara al mondo sociale torinese al punto che l’adesione alla recente campagna “L’Italia sono anch’io” da parte di enti, istituzioni e associazioni è stata massiccia. Come si pone sul tema la Circoscrizione 7?

Innanzitutto la Circoscrizione ha formalmente aderito alla campagna, promovendo anche un evento pubblico che si è tenuto al Cecchi Point, alla presenza di Ilda Curti. Sono stati invitati anche diversi politici di destra, in modo da creare un dibattito costruttivo, ma nessuno di loro si è presentato. È stato anche creato un organismo ad hoc con delibera del 14 luglio che cerca di istituire un forum per le politiche di integrazione dei nuovi cittadini. Attualmente si riunisce ogni 15 giorni e coinvolge sia associazioni italiane che straniere; l’adesione dei residenti della Circoscrizione è ancora ristretta, ma si sta lavorando per promuovere maggiormente le attività. Il forum è creato per soddisfare anche quei famosi 12 punti sull’integrazione che l’Unione Europea ha chiesto di porre all’attenzione delle amministrazioni creando piattaforme sul tema. Certamente la questione dei migranti pone diverse problematiche: all’Italia manca una vera e propria politica estera, manca una sostenibilità delle azioni internazionali (non ci sono i fondi per la cooperazione), e i finanziamenti per intese internazionali sono decisamente inferiori a quelli dei costi della guerra. L’Italia dovrebbe puntare, ad esempio, sulla proposta di avere dei rappresentanti unici per le comunità straniere, in modo da facilitare il dialogo e iniziare a firmare intese concrete, che attualmente sono poche.

 

Un altro tema caldo è quello delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici e dei pericolosi rapporti con la politica, svelati in particolare dall’operazione Minotauro. Quali anticorpi devono assumere le amministrazioni locali?

Il problema delle infiltrazioni mafiose è indubbiamente percepito da molti all’interno delle istituzioni, ma spesso è difficile affrontarlo apertamente. È difficile denunciare, perché la corruzione sembra essere all’ordine del giorno.

 

Insomma, la proposta di una Commissione antimafia a Torino potrebbe essere sensata?

Assolutamente sì, sarebbe utile e auspicabile. Io stessa nel corso del mio mandato ho avvertito la poca chiarezza di alcuni processi e percepito problematiche legate ad atteggiamenti che potremmo definire mafiosi, ma serve anche un supporto per noi eletti: un ente al quale rivolgerci, qualcuno al quale fare le segnalazioni adeguate sapendo che si muoverà nel modo giusto facendo indagini ed accertamenti.

 

Passiamo ad un altro punto dolente della città: l’edilizia, in particolare quella scolastica. Proprio pochi giorni fa è crollato nuovamente il soffitto di un’aula del Darwin di Rivoli, già scenario della tragedia che uccise Vito Scafidi nel 2008, ferendo altri compagni.

All’interno del mio programma elettorale era presente un punto sul monitoraggio delle strutture edilizie a rischio della Circoscrizione 7, in particolare di quelle scolastiche. Al momento ancora non c’è stato un coordinamento tale da permettere un monitoraggio sistematico, dovuto anche al fatto che spesso si delega la responsabilità al Comune, togliendola alla Circoscrizione. È necessario agire però anticipatamente, senza dover aspettare la tragedia. Ad esempio, abbiamo ricevuto e dovremo tenere in considerazione le diverse segnalazioni riguardanti le problematiche sorte in alcuni edifici a seguito del cantiere per la costruzione del passante ferroviario di Corso Principe Oddone.

 

Ultima questione: i temi di fine vita. Il testamento biologico, il suicidio assistito, l’episodio di Lucio Magri. L’Italia è pronta ad affrontare questi temi?

Assolutamente sì, abbiamo a livello nazionale moltissimi forum e movimenti che si sono specializzati su queste problematiche etico-scientifiche. La città di Torino è sicuramente all’avanguardia, in particolare per quanto riguarda il Testamento Biologico, perché è possibile per un cittadino fare una dichiarazione in busta chiusa. Certo gli sforzi locali hanno bisogno però dell’attenzione nazionale: lo Stato deve garantire i diritti necessari, anche per convalidare gli sforzi delle amministrazioni locali.