Dislessia nel lavoro: presentata proposta di legge

 

Era l’ottobre del 2010 quando il Parlamento italiano approvò finalmente una legge specifica capace di normare e definire la dislessia: la legge 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico”, estendendo a livello nazionale quelle che fino ad allora erano state iniziative di alcune Regioni ed uniformando anche a livello di terminologia cosa siano i DSA e quali interventi siano necessari a garantire loro il successo scolastico.

Con la legge del 2010 l’Italia colmò quindi un vuoto normativo importante, in linea anche con i principi della nostra Costituzione che nell’articolo 3 sancisce il diritto alla pari dignità sociale ed il compito della Repubblica a rimuovere ogni ostacolo che impedisca il pieno sviluppo della persona umana. Ma cos’è la dislessia ed in che modo la legge 170 del 2010 ha abbattuto ostacoli e pregiudizi?

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che riguarda la difficoltà di leggere, scrivere e/o contare, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. I dislessici, dunque, hanno un quoziente intellettivo pari o in alcuni casi maggiore della media, come testimoniano i numerosi casi di dislessia tra personaggi celebri in ogni ambito dello scibile come Mozart, John Lennon, Walter Disney, Pablo Picasso, Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, Robin Williams e perfino Steve Jobs. Pare, infatti, che per ovviare alle proprie difficoltà la mente trovi il modo di sopperire ad esse con altre abilità che in alcuni casi possono rivelarsi straordinarie. Non è così, però, per i tanti, troppi bambini che soprattutto in passato erano etichettati come svogliati o addirittura come “stupidi” dagli insegnanti o dai propri compagni di classe, destinati a svolgere lavori manuali o a non completare il percorso di studi. L’attenzione sul tema della DSA, infatti, è emersa solo negli ultimi 15 o 20 anni, culminando, appunto, nella legge a tutela dei dislessici 170/2010. La legge ha messo nero su bianco il diritto degli studenti dislessici ad avvalersi di strumenti compensativi per superare le proprie difficoltà, come l’uso di mappe concettuali, della calcolatrice o del computer e la possibilità di usufruire di misure compensative come le interrogazioni orali o tempo supplementare per portare a termine un compito in classe, ma legge 170/2010, tuttavia, è solo un primo passo verso l’emancipazione dei dislessici.

Molto spesso la dislessia è considerata un problema scolastico e i DSA vengono quindi accompagnati nel proprio percorso fin tanto che vanno a scuola, ma cosa accade quando un dislessico termina gli studi? Al momento non esistono norme che li tutelino, però i bambini diventati adulti negli ultimi 20 anni, che quindi hanno piena coscienza della propria situazione, chiedono adesso nuove norme che possano rimuovere quegli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana – sanciti dalla Costituzione – anche all’Università o in ambito lavorativo. Uno che queste difficoltà le conosce bene è Elio Benvenuti, un giovane cresciuto con Acmos prima e con la Fondazione Benvenuti in Italia poi e che attualmente collabora con l’Associazione Italiana Dislessia ed è membro  dell’associazione Lavoro e Welfare, presieduta dall’onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. Dall’incontro tra queste due realtà si è svolto a Torino l’anno scorso un convegno importante dal titolo “Dislessia nel mondo del lavoro”, con il patrocinio della Regione Piemonte, in cui sono stati presentati i principali ostacoli che i dislessici si trovano ad affrontare nel mondo universitario e soprattutto in ambito lavorativo, con particolare attenzione alle soluzioni che possono essere messe in atto per superarli. I risultati del convegno sono stati poi trasformati in una proposta di legge frutto di un anno di lavoro da parte della Fondazione Italiana Dislessia e di Lavoro e Welfare per rivedere la 170/2010, proposta depositata alla Camera il primo marzo di quest’anno con primi firmatari proprio l’on. Cesare Damiano e Laura Coccia, membro della commissione Cultura della Camera, entrambi del Partito Democratico. Ladeguamento della legge 170/2010 prevede innanzitutto di fare chiarezza, definendo nello specifico quali figure professionali possano certificare la dislessia. Inoltre sancisce che le tutele per i dislessici attualmente previste in ambito scolastico siano allargate anche all’Università, con l’utilizzo di strumenti o misure compensative, e lo stesso deve accadere anche nei concorsi pubblici e per il conseguimento della patente di guida. In ambito lavorativo la riforma della legge impone, invece, l’obbligo di non discriminazione e la creazione di ambienti di lavoro dyslexia friendly, anche grazie alla figura del diversity manager – già istituita dal D. leg. 151 del Jobs Act – che dovrebbe preoccuparsi dei dislessici presenti nell’azienda, accanto alle altre diversità definite dalla legge, al fine di valorizzare al massimo le capacità del lavoratore dislessico, trasformandolo in risorsa importante per l’azienda come accade già da tempo nel mondo anglosassone

Non sappiamo se l’adeguamento della legge 170/2010 vedrà la luce in tempo per la fine di questa legislatura, ma sappiamo che l’adeguamento delle norme va di pari passo con un cambio di mentalità che deve necessariamente portare a vedere il dislessico per quello che è, ovvero una persona con delle difficoltà specifiche e diverse potenzialità, che se adeguatamente formata ed inserita in ambito lavorativo può rappresentare una risorsa.