Cota assolto per le mutande, decaduto per le firme false

Torino Cota

 

Assolto perché il fatto non sussiste. Questa la formula con la quale la Corte Torinese ha ritenuto non responsabile Roberto Cota, ex presidente leghista della Regione Piemonte, dei reati a lui ascritti.

La Giustizia ha quindi deciso che Cota, insieme ad altri 15 imputati, non ha truffato l’ente regionale. Il presidente leghista era stato rinviato a giudizio  e poi processato per lo scandalo dei rimborsi facili che aveva coinvolto i consiglieri regionali. Famose mediaticamente erano le “mutande verdi” ( poi essersi dimostrate dei pantaloncini comprati negli Stati Uniti), ma non c’erano solo quelle. La Procura imputava al presidente spese per un totale di 26mila euro ( quota rimborsata dall’imputato) molti dei quali spesi in ristoranti, bar ed alimentari. Tra gli scontrini rimborsati dal Gruppo della Lega Nord anche oggetti di pelletteria, sigarette, cravatte , un libro antico, argenteria, e persino degli snack.

La Giustizia, quindi, ha deciso che questi fatti non costituiscono reato.

Vanno quindi le nostre scuse all’Ex Presidente? Noi, come Fondazione Benvenuti in italia, siamo stati i primi a chiederne le dimissioni, e non per i fatti legati ai rimborsi facili, ma anche per queste indagini (clicca per il nostro video, realizzato nel 2014). Abbiamo chiesto un passo indietro al governo regionale per le firme false, quelle raccolte da Michele Giovine, consigliere dei pensionati, poi condannato in via definitiva a 2 anni e 8 mesi, perché ritenevamo invalide le consultazioni elettorali, viziato il voto dei cittadini, tradita la democrazia.

Anche in questo caso, come in tanti altri, è stata la Giustizia ad imporre alla politica il rispetto delle regole. Il Consiglio di Stato, dopo un lungo iter di corsi e ricorsi in diverse sedi, ha pronunciato una sentenza nel febbraio 2014 per rimettere nelle mani degli elettori le sorti del Piemonte.

“Rimborsopoli” è stato solo un capitolo di una legislatura iniziata con il vizio delle firme false, continuata con l’accusa ad assessori e consiglieri di aver commesso attività illecite nella veste di rappresentanti dei cittadini.

Da sempre siamo convinti esistano due piani: quello giudiziario e quello dell’opportunità politica. Ne siamo convinti anche ora, dopo l’assoluzione di Roberto Cota, perché rispettiamo l’azione della magistratura, ma non dobbiamo dimenticarci l’opportunità politica di governare con gravi accuse pendenti.

L’assoluzione giudiziaria deve comunque far riflettere su un dato: anche se queste spese non costituiscono reato, siamo certi che siano opportune? Possiamo accettare dal punto di vista etico che regali ai colleghi, pelletteria e molto altro siano la normalità di un rappresentante delle Istituzioni?

Noi siamo convinti che non ci sia nulla di normale, né di politicamente accettabile. E non c’entrano le assoluzioni o le condanne, c’entra la concezione stessa che si  ha della Politica.

E se ci chiedete le scuse per aver chiesto a Roberto Cota di fare un passo indietro e di difendersi in un’aula giudiziaria dalle accuse mosse dalla magistratura, vi deluderemo.

Non ci scusiamo, per le ragioni che via abbiamo appena elencato.