Convegno SISP

convegno sisp

Nei giorni scorsi a Firenze si è tenuto il Convegno Annuale della Società Italiana di Scienza Politica, un appuntamento importante che ogni anno raccoglie studiosi da tutta Italia (ed Europa) per discutere di politica, amministrazione, comunicazione, relazioni internazionali e metodologia della ricerca. L’edizione 2013, in cui si festeggiavano il cinquecentenario della pubblicazione del Principe di Machiavelli e il quarantesimo anniversario di nascita della Società Italiana di Scienza Politica, ha mostrato un interesse per molti aspetti inedito nei confronti di nuovi attori politici.

Non è certo la prima volta che varie forme di movimentismo e attivismo sociale sono oggetto di studio di politologi e sociologi anche in Italia, ma a Firenze questi temi sono rientrati in più di un panel. Al dibattito ha contribuito anche Francesco Regalzi, politologo e membro del Comitato Scientifico di BIT, che ha presentato un paper sulle Strategie di comunicazione e advocacy del terzo settore, ricordando, tra le altre, le campagne di Libera cui anche BIT ha aderito.

Benvenuti in Italia osserva con soddisfazione il diffondersi di questi interessi, conferma della bontà della scelta di dar vita alla Fondazione e del successo delle campagne cui ha contribuito, così come dell’importanza di stimolare il dibattito pubblico e accademico sui temi che da sempre le sono cari, grazie all’azione di think tank del Comitato Scientifico.

Di seguito il testo dell’intervento del nostro Francesco Regalzi:

 

XXVII CONVEGNO SISP

 

Università degli studi di Firenze

Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e

Centro Interuniversitario di Ricerca sul Sud Europa

12-14 settembre 2013

 

 

SEZIONE 5 COMUNICAZIONE POLITICA

 

PANEL 5.1: ATTORI E TEMI NELLA PLURALIZZAZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO

(Chair Rolando Marini, Discussant Anna Carola Freschi)

 

 

DALLA PIAZZA AL WEB: STRATEGIE DI COMUNICAZIONE E ADVOCACY

 

Francesco Regalzi[1]

 

Oggi più che mai parlare di politica e, nel nostro caso specifico, di comunicazione politica non significa solo fare riferimento alle attività, alle dichiarazioni e alle strategie di quei protagonisti “tradizionali” – istituzioni, partiti, politici di professione – che fino a pochi anni fa sembravano detenerne il monopolio, né ad altri attori come sindacalisti, industriali o, su un fronte molto diverso, intellettuali, che tradizionalmente si sono sempre interessati a questi temi.

Negli ultimi anni sempre più spesso componenti di quei variegati pluriversi che passano sotto il nome di “terzo settore” o di “società civile” hanno preso attivamente parte al dibattito pubblico e si sono attivamente adoperate per condizionare i decision-makers.

Una piccola premessa prima di iniziare: “Terzo Settore” e “Società civile” sono due termini di difficile definizione e spesso non sovrapponibili. Esigenze di tempo e di opportunità non ci consentono di disquisire su di essi, ma ci limiteremo in questo caso a farvi genericamente riferimento per indicare quei gruppi organizzati, siano essi associazioni, fondazioni, network, comitati o movimenti che si interessano di istanze pubbliche e politica e che le collocano al centro delle loro attività di campaigning, advocacy e lobbying.

Di fronte alla crisi dei partiti e della politica tradizionale e sull’onda di quanto accade già da tempo soprattutto negli Stati Uniti, anche in Italia ampi settori della società civile si stanno vieppiù impegnando in queste attività rivolte a un duplice target di riferimento: opinione pubblica e decision makers.[2] Questa tendenza ha subito nell’ultimo anno una notevole accelerata, spinta da eventi importanti quali le primarie della coalizione di centrosinistra e quelle annunciate e poi ritirate del centrodestra, le elezioni politiche del febbraio 2013 e i primi mesi di vita del Parlamento e del nuovo Governo.

Tra le molte iniziative lanciate tra novembre 2012 e febbraio 2013, tutte finalizzate a sensibilizzare i futuri parlamentari e/o i futuri governanti su temi più o meno specifici, è opportuno ricordare almeno, oltre a “Riparte il futuro” e “Io non vi voto” su cui ci soffermeremo maggiormente, le campagne “Ricordati che devi rispondere” di Amnesty International, “Vota per i bambini” dell’Unicef, “Italia, bellezza, futuro”, di Legambiente, “Io voto con il cuore”, promossa da un cartello di associazioni animaliste e protezioniste e “Wanted! Io mio voto va rispettato” del Forum italiano dei movimenti per l’acqua.

Si tratta di campagne e di iniziative molto diverse tra loro, accomunate però da almeno due costanti:

1)           La definizione di una o più issues chiave su cui i promotori intendono attirare l’attenzione dei media, dei cittadini e dei futuri decision-makers per poi promuovere leggi o strategie di indirizzo politico nella legislatura in partenza;

2)           La presenza di un appello o di una lettera aperta in calce alla quale vengono raccolte delle adesioni, che a seconda della strategia prescelta possono essere di semplici cittadini, di personalità famose, di candidati alla Camera o al Senato, di leader di partito o di combinazioni più o meno variegate di queste categorie.

Non deve stupire il numero considerevole di campagne di questo tipo lanciate recentemente: in un momento di crisi della politica qual è quello attuale, il mondo dell’associazionismo può contare su livelli di credibilità notevoli, evidenti anche dalla recente corsa alla candidatura di esponenti della società civile e del terzo settore portata avanti da molti partiti, soprattutto di centrosinistra, ma non solo[3].

In questa sede ci concentreremo quindi su alcune strategie comunicative offline e online a partire da un contesto specifico – le Elezioni Politiche italiane del 2013 – e da due case studies di successo – le campagne “Riparte il futuro” e “Io non vi voto”, promosse la prima da Libera e dal Gruppo Abele e la seconda da Greenpeace.

Partiamo da qualche dato: “Riparte il futuro”, lanciata da Libera e dal Gruppo Abele, con il sostegno di altre associazioni, è stata presentata ufficialmente l’8 gennaio 2013. L’appello richiedeva ai candidati alle Elezioni politiche di sottoscrivere quattro impegni di trasparenza, cioè la pubblicazione/diffusione del proprio curriculum vitae, della propria condizione reddituale e patrimoniale, della propria situazione giudiziaria e la denuncia di eventuali conflitti di interesse, nonché (e questo è in realtà il primo punto) l’impegno a sostenere l’approvazione entro i primi cento giorni di attività parlamentare della riforma della legge 416ter sullo scambio elettorale politico-mafioso. Accanto alle adesioni dei candidati, vengono raccolte firme a sostegno dell’iniziativa tra cittadini e personalità note. Il bilancio in termini numerici è certamente positivo. I parlamentari sottoscrittori dell’appello che sono stati eletti sono 274 [in gran parte (181), del PD, e molti altri del MoVimento 5 Stelle (41) e di SEL (37)] su un totale di 878 candidati che avevano aderito. Tra essi ci sono anche l’attuale premier Enrico Letta e i Presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso. La raccolta di firme tra i cittadini, giunta a circa 150.000 sottoscrizioni al momento del voto, è proseguita nei mesi successivi a sostegno del cammino parlamentare per la modifica della legge, arrivando a raddoppiare il numero di sottoscrizioni agli inizi di settembre. Infatti, caso unico nel panorama italiano di questi mesi, la campagna non si è esaurita con la data delle elezioni, ma ha anzi accompagnato e pungolato il lavoro delle due Camere, con la diffusione di nuovi appelli e dando vita all’intergruppo parlamentare dei sottoscrittori dell’iniziativa.

La campagna “Io non vi voto” di Greenpeace è stata lanciata ufficialmente il 19 novembre 2012 con l’obiettivo di raccogliere le adesioni dei leader di partito/schieramento (o dei candidati a questo ruolo nel corso delle primarie di centrosinistra e di quelle, poi annullate, del centrodestra) e dei cittadini. Il successo in termini di sottoscrizioni (poco più di cinquantaduemila) è stato sensibilmente inferiore rispetto a “Riparte il futuro”, ma nel contempo oltre il doppio di quelle del “terzo arrivato”, l’appello “Ricordati che devi rispondere” di Amnesty International (circa ventiduemila adesioni). L’oggetto della campagna erano le politiche energetiche del paese e il documento “Energie pulite per l’Italia” invocava, tra i suoi punti, l’azzeramento della produzione di energia elettrica da carbone entro il 2030 (con una serie di step intermedi) e una nuova fiscalità a riguardo[4].

La prima campagna a partire è “Io non vi voto”, promossa da Greenpeace. Il messaggio è chiaro, diretto, non lascia spazio a fraintendimenti: noi cittadini abbiamo delle richieste e non siamo disposti a votare le forze politiche che non le sosterranno. Nessun equivoco, nessun compromesso, o così, oppure “Io non vi voto”. Un messaggio di questo genere deve essere promosso, per essere credibile, con un certo anticipo (anche rispetto alla formalizzazione dei programmi) ed è per questo che la campagna di Greenpeace viene lanciata con alcuni colpi di scena nel novembre 2012, ben prima delle elezioni, caso assolutamente isolato nel panorama delle iniziative che stiamo osservando. La prima mossa è tradizionalissima: una campagna di affissioni per le strade della Capitale, datata 19 novembre. Cinque manifesti accomunati dalla stessa linea grafica raffigurano Alfano, Bersani, Renzi, Casini e Fini (sic transit gloria mundi!) e sono accompagnati dalla scritta “Nome del candidato: sei amico del carbone e del petrolio? www.iononvivoto.org”. Nemmeno una settimana dopo, gli attivisti di Greenpeace organizzano un flash mob in ventiquattro città davanti ai gazebo in cui si svolgono le consultazioni per le primarie del centrosinistra. Travestiti da urne per le consultazioni, chiedono ai candidati (e agli elettori): “Sei fossile o rinnovabile?”. L’uso di richiami al mondo preistorico contrapposto a un ideale futuro è d’altronde uno dei punti-chiave della campagna, poi sottotitolata “Sfida alla politica fossile”, nella cui grafica i tre principali competitor saranno poi raffigurati come il Bersanodonte, il Montisauro e il TirannoSilvio Rex.

Proprio da questi esempi relativi al lancio della campagna di Greenpeace emergono bene alcuni aspetti di particolare interesse. Gran parte della comunicazione del terzo settore si è spostata sul web, dove più facile è farsi trovare da target specifici, mantenere i contatti tramite mailing-lists e social networks, ricevere donazioni con strumenti come Paypal, generare fenomeni virali, raccogliere un elevato numero di firme in tempi relativamente brevi. A questi considerevoli pregi, se ne devono aggiungere almeno altri due: la (relativa) economicità del mezzo e la (sempre relativa) economia di sforzi che occorre per gestirlo: raccogliere le firme online non è come raccogliere le firme in centinaia di piazze italiane.

Eppure, nonostante l’indubbio peso assunto dalle piazze virtuali, esse non sono ancora in grado di coprire tutti gli spazi necessari per una campagna di successo. Le iniziative promosse da Greenpeace e da Libera/Gruppo Abele si fondano proprio su questa strategia composita che mescola “piazza reale” e “piazza virtuale”.

Per Greenpeace non si tratta certo di una novità, ma potremmo anzi asserire che proprio l’organizzazione ambientalista, nota per le sue azioni spettacolari e di alto impatto, è stata un’anticipatrice di manifestazioni come flash mob e smart mob oggi così in voga. Dopo il blitz alle primarie del centrosinistra, gli attivisti di Greenpeace sono stati impegnati nel mese di gennaio in un’altra azione dimostrativa, la consegna di 100.000 finte bollette Enel “sporche di carbone”[5] nelle case di altrettante famiglie e in alcune sedi di partito. La dimensione della piazza reale ha probabilmente avuto un’importanza minore nella campagna “Riparte il futuro”, ma anche in questo caso non sono mancate manifestazioni pubbliche, tra cui spiccano un primo flash mob svoltosi contemporaneamente in quindici città il 18 gennaio 2013 e l’azione romana del 14 febbraio successivo, con il dispiegamento degli striscioni della campagna davanti al Colosseo.

La piazza, in questi come in altri casi, non è più lo scenario di un corteo, di un comizio o della raccolta firme, ma lo sfondo di uno spettacolo, spesso di durata limitata, che ha lo scopo preciso di attirare l’attenzione su una campagna che si svolge su un altro territorio, il web. In questo modo è anche possibile ovviare alla copertura non ottimale che molte delle campagne promosse dal terzo settore ottengono sui media tradizionali. Greenpeace ha cercato di rispondere a questo silenzio con un’arma nuova: promuovendo la pubblicazione e la diffusione a Roma di 100.000 copie di un numero speciale del free press «Metro», interamente dedicato ai temi dell’ecologia e alla sua campagna, con uno stile pungente e ironico senz’altro innovativo. Maggiore successo ha avuto invece la campagna di Libera e del Gruppo Abele, unica tra quelle esaminate a guadagnare la prima pagina di un quotidiano, con un editoriale di Gian Antonio Stella sul «Corriere della Sera» che invitava i candidati dei vari partiti ad aderire all’appello.[6] Altri spazi di visibilità sono venuti a “Riparte il futuro” da numerosi passaggi televisivi e radiofonici, tra cui spiccano una promozione a Striscia la notizia e una puntata speciale di Zeta di Gad Lerner su La7. “Riparte il futuro” ha inoltre saputo creare un tale interesse intorno all’idea dei “100 giorni” (entro cui il Parlamento avrebbe dovuto approvare la modifica della legge 416ter, primo punto della campagna) da far quasi diventare quello dei “100 giorni” un concetto di tendenza, oggetto di un hashtag su twitter, ma anche dei “famosi” braccialetti bianchi che venivano consegnati ai candidati firmatari dell’appello per renderli subito riconoscibili ed esibiti con orgoglio da molti di loro.

È però la piazza virtuale, quella del web, la piazza su cui le associazioni hanno speso più energie. Molte di loro hanno creato nuovi siti e canali dedicati per le loro campagne: nei casi che stiamo esaminando Greenpeace ha registrato il dominio www.iononvivoto.org (con redirect a pagine dedicate del suo sito istituzionale) e ha ospitato la campagna sulla propria fanpage facebook, di cui ha fatto un uso intensivo, e lavorando altresì molto con twitter, diffondendo l’hashtag #iononvivoto e dando la possibilità agli utenti del sito iononvivoto.org di twittare direttamente un messaggio (preimpostato) sul profilo di vari esponenti politici. La raccolta firme, come anche per le altre campagne di cui ci siamo occupati, si è svolta sul web. La scelta di Libera e del Gruppo Abele è stata ancora più sfaccettata: alla campagna “Riparte il futuro” sono stati dedicati un sito internet, una fanpage facebook, un account twitter, un hashtag twitter, un blog e un canale youtube. Il coinvolgimento degli utenti con iniziative come “Mettici la faccia”, in cui le persone potevano pubblicare sul sito una loro testimonianza a sostegno della campagna corredata da foto, ha altresì contribuito a stimolare la viralità.

Il web ha quindi avuto un’importanza cruciale in queste, come in altre iniziative simili, ma il successo di queste campagne è in gran parte imputabile alla professionalità con cui sono state portate avanti, che ha avuto uno dei suoi punti di forza in una strategia composita che ha associato nuovi e vecchi media, piazza reale e piazza virtuale.

Se è vero quindi che campagne di questo tipo non potrebbero più svolgersi solo (o principalmente) tramite la raccolta firme nelle piazze, come succedeva uno o due decenni fa, è altresì vero che la viralità stimolata da Facebook o da Twitter da sola non è (o non è ancora) sufficiente, almeno in Italia. Risulta così particolarmente interessante questa commistione di agorà reale e virtuale in cui le manifestazioni pubbliche e le uscite in strada non sono più l’elemento principale di una campagna, ma semmai il volano promozionale di iniziative che sia dal punto di vista comunicativo, sia da altri punti di vista, è oggi più semplice gestire sul web, grazie al quale è possibile coinvolgere in poche settimane decine o centinaia di migliaia di cittadini.

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 

Barbetta, Gian Paolo; Cima, Stefano; Zamaro, Nereo, Le istituzioni nonprofit in Italia: Dimensioni organizzative, economiche e sociali, Il mulino, Bologna 2003

Citarella, Pietro; Martello, Stefano; Vecchiato, Giampietro; Zicari, Sergio, Come comunicare il terzo settore. Che la mano sinistra sappia quel che fa la destra, Franco Angeli, Milano 2010

Diletti, Mattia, I think tank. Le fabbriche delle idee in America e in Europa, Il mulino, Bologna 2009

Marini, Rolando (a cura di), Altri flussi: la comunicazione politica della società civile, Guerini e Associati, Milano 2011

Mosca, Lorenzo e Vaccari, Cristian (a cura di), Nuovi media, nuova politica? Partecipazione e mobilitazione online da MoveOn al Movimento 5 stelle, Franco Angeli, Milano 2011

Silvano, Giovanni (a cura di), Società e terzo settore. La via italiana, Il mulino, Bologna 2011

Zamagni, Stefano (a cura di), Libro bianco sul terzo settore, Il mulino, Bologna 2011

 

SITOGRAFIA ESSENZIALE (ultime consultazioni 22 agosto 2013)

 

Amnesty international

Sito istituzionale: http://www.amnesty.it/index.html

Campagna “Ricordati che devi rispondere”: http://www.ricordatichedevirispondere.it/

 

Forum del terzo settore

Sito istituzionale: http://www.forumterzosettore.it/

 

Forum italiano dei movimenti per l’acqua

Sito istituzionale:  http://www.acquabenecomune.org

 

Greenpeace

Sito istituzionale: http://www.greenpeace.org

Campagna “Io non vi voto”: http://www.greenpeace.org/italy/it/iononvivoto/

 

Gruppo Abele

Sito istituzionale: http://www.gruppoabele.org

 

Legambiente

Sito istituzionale: http://www.legambiente.it/

 

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Sito istituzionale: http://www.libera.it

Campagna “Riparte il futuro”: http://www.riparteilfuturo.it/

Blog Riparte il futuro: http://www.riparteilfuturo.it/blog/

Fanpage Facebook Riparte il futuro: https://www.facebook.com/senza.corruzione.riparte.il.futuro

Account twitter Riparte il futuro: https://twitter.com/riparteilfuturo

Canale YouTube Riparte il futuro: http://www.youtube.com/channel/UCoXKTuvq74MDiIqKmW-hkZQ (

 

Nel cuore. Federazione Italiana Associazioni Diritti Ambiente Animali

Sito istituzionale: http://www.nelcuore.org

Campagna “Io voto con il cuore”: http://www.nelcuore.org/io-voto-con-il-cuore

 

Unicef

Sito istituzionale: http://www.unicef.it

Campagna “Vota per i bambini”: http://www.unicef.it/web/votaperibambini/

 

 



[1] Assegnista di ricerca, Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università degli Studi di Torino (francesco.regalzi@unito.it)

[2] Cfr. Rolando Marini (a cura di), Altri flussi. La comunicazione politica della società civile, Guerini scientifica, Milano 2011, ma si vedano anche alcuni saggi contenuti in Lorenzo Mosca e Cristian Vaccari (a cura di), Nuovi media, nuova politica? Partecipazione e mobilitazione online da MoveOn al Movimento 5 stelle, Franco Angeli, Milano 2011.

[3] Cfr. Diritti, ambiente, legalità: la società civile invade le liste, «La repubblica», 18/1/2013 http://www.repubblica.it/politica/2013/01/18/news/candidature_terzo_settore-50824466/?ref=HREA-1 (Ultima consultazione 14/8/2013).

[4] Greenpeace, Energie pulite per l’Italia, http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/energie_pulite_per_l_italia.pdf, ultima consultazione 22/8/2013

[5] http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/comunicati/Greenpeace-recapita-la-vera-bolletta-dellEnel-nelle-case-di-100-mila-italiani-1/, ultima consultazione 22/8/2013. Una sentenza del tribunale di Milano del luglio 2013 vieterà poi a Greenpeace l’uso del marchio “Enel” per le proprie campagne.

[6] Gian Antonio Stella, Trasparenza, il patto che non piace ai candidati, «Corriere della sera», 8/2/2013.