Braccianti e Damiano

 

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Articolo di Camilla Cupelli

 

Questa mattina hanno avuto accesso al Parlamento italiano alcuni migranti di origine africana, braccianti agricoli del sud del Piemonte. Come? Grazie ad un’audizione con il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, organizzata dal Deputato Davide Mattiello. La situazione portata sotto gli occhi della Commissione Lavoro presenta notevoli criticità: la delegazione che stamane ha raccontato la propria esperienza di bracciante nei terreni del nostro Paese rappresenta tutti i lavoratori agricoli non regolari dell’alessandrino e del saluzzese. Due luoghi, questi, dove da qualche anno è esploso il problema delle cooperative e aziende agricole che si servono di immigrati spesso irregolari per il lavoro di raccolta stagionale degli ortaggi e della frutta.

 

A Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria, la rivolta scoppia il 22 giugno 2012, quando alcuni lavoratori, che denunciano di non essere pagati da mesi, decidono di accamparsi vicino alla statale dove si trova la cascina, centro dell’azienda agricola per la quale lavorano. La situazione non sembra diversa da quella dei braccianti di Rosarno o Nardò, balzati agli onori delle cronache negli ultimi anni: il 16 maggio passato, in occasione di un incontro pubblico sul tema, ad Alessandria, i braccianti stessi dichiarano di essere stati pagati per anni tre o quattro euro l’ora, fino ad essere giunti a piccoli rimborsi di qualche centinaio di euro una tantum nel corso dell’ultimo anno. Le donne raccontano di essere state costrette a recarsi, dopo otto ore di lavoro, nella casa personale del padrone, a fare le pulizie o cucinare. Uno di loro aggiunge dettagli sulla situazione di scherno nella quale si trovavano: “Il padrone non ci chiamava mai con nomi veri, dava dei soprannomi ridicoli a tutti noi. Non potevamo bere se non dalle canne per l’irrigazione dei campi, e dovevamo comprarci l’attrezzatura necessaria.” Nel luglio dello stesso anno la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta, ma le indagini – presumibilmente – non si sono ancora chiuse e nessun rinvio a giudizio ha colpito i protagonisti di questa vicenda.

 

La situazione nel saluzzese non è dissimile: sono ormai quattro anni che il problema dei braccianti è esploso nella città di Saluzzo, a partire dall’accampamento nella zona del foro Boario, dove migranti provenienti da tutta Italia si sistemano con anticipo per essere certi di ricevere la chiamata stagionale prima degli altri. Le ragioni dei braccianti sono tornare a far parlare di sé quando, due giorni fa, il sindaco Paolo Allemano ha emanato un’ordinanza di sgombero della zona. La soluzione, apparsa a tutte le associazioni presenti, compresa la Caritas, come un pretesto e certamente non un punto di partenza per risolvere il problema, non ha portato i frutti sperati: dopo poche ore molti dei migranti di origine africana sono tornati all’accampamento, in mancanza di altri luoghi dove recarsi. Il loro contratto non prevede l’obbligo da parte del datore di lavoro di fornire un alloggio, e così sono costretti a restare in quella zona chiamata dai cittadini “Guantanamo”.

 

“L’incontro di questa mattina è stato molto importante per mettere sotto gli occhi della Commissione Lavoro un problema ormai ineludibile all’interno della realtà agricola del nostro Paese” spiega il deputato Davide Mattiello. “La delegazione rappresentante il Sud del Piemonte ha avuto la possibilità di parlare direttamente con Cesare Damiano, che ha accolto i lavoratori ascoltando attentamente la loro situazione. Possiamo sicuramente ritenere che l’incontro sia stato positivo e proficuo”. La situazione dei braccianti agricoli in Italia sembra un’epopea senza fine, spesso combattuta senza l’aiuto delle istituzioni ma soltanto con il supporto dei liberi cittadini o delle associazioni interessate. È forse il momento che anche la politica si avvicini a queste persone e provi a cercare soluzioni alternative ad un modello di lavoro infetto e sbagliato che permea le nostre campagne.