Borgo Onorato e la violenza razzista

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Circa due settimane fa a Borgo Onorato, Parma, uno spazio dove si trovavano accolti alcuni migranti è stato violentemente attaccato. Abbiamo intervistato nel merito Chiara Marchetti, referente di CIAC onlus a Parma, per capire meglio la situazione.

 

Innanzitutto, da quando esiste CIAC? Di cosa si occupa?

Il CIAC (Centro immigrazione asilo e cooperazione onlus) si costituisce a Parma nel gennaio 2001, dopo diversi anni di attività più informali di cooperazione e accoglienza legate ai conflitti nei Balcani. Tra gli obiettivi principali di CIAC c’è sempre stata la tutela dei diritti degli stranieri, quindi anche del diritto d’asilo, e oggi continua ad essere un luogo di elaborazione e sperimentazione di pratiche innovative nell’ambito dell’accoglienza, della presa in carico e della tutela di migranti e rifugiati, in stretta sinergia con altri soggetti pubblici e del privato sociale che operano sul territorio. Negli ultimi anni per esempio ha lavorato molto nella promozione delle relazioni interculturale e di un maggiore coinvolgimento della comunità locale, attraverso i progetti sperimentali “Rifugiati in famiglia” e “Tandem” (co-housing tra giovani rifugiati e studenti universitari italiani).

Fin dalla sua creazione CIAC è ente partner e gestore di progetti SPRAR (Sistema Nazionale di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) nel territorio della Provincia e attualmente coordina le attività dei progetti TERRA D’ASILO, realizzato in partnership con 26 comuni della Provincia e con capofila Fidenza e UNA CITTÀ PER L’ASILO, che ha per capofila il Comune di Parma, per un numero complessivo di 150 posti.

Dall’inizio dell’Emergenza Mare Nostrum e dell’accoglienza straordinaria gestita dalla Prefettura, il CIAC ha garantito la propria collaborazione offrendo accompagnamento giuridico ai richiedenti asilo e sostenendo gli enti gestori interessati a impostare l’accoglienza secondo i criteri di qualità sanciti dallo SPRAR. È inoltre attiva da anni una rete di sportelli promossi da CIAC che offrono servizi di informazione, orientamento e consulenza sulle opportunità di inserimento e integrazione, e che sono rivolti ai cittadini di tutte le nazionalità ed alle Associazioni, agli Enti, alle Istituzioni che si occupano di immigrazione. Attualmente gli sportelli IMMIGRAZIONE ASILO E CITTADINANZA operano in 23 comuni della Provincia, oltre al capoluogo dove è attivo lo Sportello immigrazione presso il Centro interculturale. Dal 2011 CIAC promuove e gestisce lo SPORTELLO PROVINCIALE ASILO, finalizzato alla tutela giuridica, all’orientamento ed alla attivazione di strumenti di assistenza sociale per richiedenti asilo e rifugiati non inseriti in progetti di accoglienza. A partire dal 2014 il servizio si è evoluto diventando “Sportello diffuso”, con sede oltre che a Parma nei Comuni di Fidenza, Salsomaggiore, Langhirano e Collecchio.

 

Due settimane fa c’è stata un violento attacco verso gli appartamenti dove sono ospitati alcuni richiedenti asilo di Borgo Onorato. Cosa è successo?

Nella notte tra il 21 e 22 maggio c’è stato un grave attacco in un appartamento di Borgo Onorato a Parma, dove risiedono alcuni richiedenti asilo accolti dall’associazione “Svoltare”, nell’ambito degli accordi straordinari con la Prefettura: una forte esplosione, provocata da una molotov messa nella cassetta della posta, ha provocato una fiammata alta più di 3 metri, spenta grazie al solerte intervento degli abitanti, i richiedenti asilo. Si è trattato di un atto meschino, perpetrato nel mezzo della notte, che ha impresso al cuore della nostra città una ferita ben più grave della fiammata che ha incendiato lo stabile in questione. Si parla molto di sicurezza, legata al tema delle migrazioni, ma non possiamo nasconderci che episodi come questi mostrano come oggi siano spesso gli stessi migranti a essere piuttosto vittime  di atti violenti che mettono a repentaglio la loro incolumità fisica e la loro tranquillità psicologica: persone che credevano di poter finalmente dormire sonni tranquilli, di aver più nulla da temere una volta approdati nella pace di Parma, dell’Italia, dove guerra, esplosioni, attacchi, rappresaglie notturne dovrebbero far parte solo di un oscuro passato. Fortunatamente nessuno si è fatto male ma questo attentato costituisce un precedente gravissimo: mai a Parma c’era stato un episodio di simile violenza razzista, proprio nel centro della città, contro vittime inermi e indifese.

 

Il 27 maggio c’è stato un presidio cittadino per condannare l’ultimo atto di violenza contro i migranti, e per ribadire la vostra apertura ad accogliere queste persone. Come è andato questo presidio?

Il CIAC, insieme al Centro interculturale di Parma, ha sentito il dovere di convocare un presidio in reazione all’episodio di violenza. Abbiamo chiamato a raccolta tutta la città, tutte le associazioni impegnate nell’accoglienza, tutti gli altri soggetti – gruppi o individui – che pensano che Parma sia e possa ancora essere una città accogliente per tutti. Il presidio aveva per titolo proprio “PARMA ACCOGLIE! PER LA PACE E LA CONVIVENZA CONTRO OGNI VIOLENZA E RAZZISMO”: una denuncia ma allo stesso tempo una presa di parola, a testa alta, per ribadire quanto di positivo si fa oggi nell’ambito dell’accoglienza e quanto sia tutta la comunità a giovarsi della presenza di stranieri e rifugiati. Hanno aderito decine di associazioni, cooperative, singoli cittadini non solo di Parma ma di tutta Italia. Ma la cosa più bella è stata vedere che in piazza c’era la fotografia della società in cui crediamo e che vogliamo costruire: tanti richiedenti asilo e tanti cittadini italiani, che hanno scritto in tante lingue diversi sui cartelli “Noi accogliamo” e che hanno avuto l’occasione – alcuni per la prima volta – di conoscersi, di parlarsi, di scambiarsi uno sguardo da vicino.

Siamo molto soddisfatti dell’esito del presidio, soprattutto se letto insieme a un’altra manifestazione antifascista e antirazzista, che si è svolta il giorno successivo e che prendeva spunto dalla recente inaugurazione di una sede di Casa Pound a Parma e della comparsa vicino ad alcune scuole superiori di scritte contro la Resistenza, oltre che alla Marcia delle scuole per la pace, che l’ultimo giorno di scuola ha portato centinaia di studenti ad attraversare tutta la città testimoniando la centralità di una cultura di pace e di accoglienza.. Si sta riunendo un fronte compatto e allo stesso tempo variegato, che dà qualche speranza.

 

In generale, che clima si avverte nei confronti dei migranti nella vostra zona? Qual è, ad oggi, la situazione?

Ci sono segnali contrastanti. Sicuramente rispetto al passato è aumentato in alcuni settori della popolazione e della politica locale un clima di diffidenza, quando non di aperta ostilità, nei confronti di stranieri in generale e rifugiati in particolare. Molto dipende dai riflessi della politica nazionale e della crisi economica, che combinati insieme favoriscono l’emergere di una sensazione di ingiustizia tra alcuni italiani: come se il rispetto dei diritti e la garanzia di servizi per i rifugiati rappresentasse un rischio, una sottrazione, una perdita per altre componenti della popolazione. Ovviamente alcuni soggetti, tra cui la Lega e Casa Pound, si fanno imprenditori di questa paura e di questo disagio e fanno presa tra molti, anche tra i più giovani. Oltre all’episodio di Borgo Onorato, bisogna ricordare che la stessa sera c’è stata un’aggressione simile, sempre con lancio di molotov, contro dei presunti spacciatori in un’altra via cittadina. E pochi giorni prima c’è stato un efferatissimo omicidio perpetrato principalmente da due cittadini italiani che hanno torturato a morte il cittadino tunisino Mohammed Habassi, colpevole di non aver pagato per diversi mesi l’affitto. Un omicidio che al di là della sua gravità in sé, a prescindere dalla nazionalità della vittima e dalle ragioni dell’aggressione, colpisce per la sua violenza gratuita e per la scarsissima risonanza che ha avuto nei media nazionali e persino locali. Come se la morte di uno straniero avesse in qualche modo meno valore.
Ma allo stesso tempo sentiamo che in tanti nella città hanno una visione diversa, continuano a credere in una società plurale e aperta. E forse questi atti di violenza e la presa di parola pubblica di componenti apertamente xenofobe e fasciste stanno inducendo tanti cittadini a uscire allo scoperto, a essere meno timidi nel professsare valori differenti e nel mettere in atto scelte di convivenza. Per esempio, sono decine le persone che si sono avvicinate al nostro progetto di accoglienza in famiglia,k tantissimi che ci chiamano per chiedere come diventare volontari. Alcune parrocchie, un’associazione e un privato cittadino hanno messo a disposizione degli appartamenti in comodato d’uso gratuito. Credo che in tanti si accorgano che siamo a un bivio storico: chi sceglie di stare dalla parte della civiltà dell’accoglienza non può più rimanere indifferente e in silenzio.