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Un articolo di Elio Benvenuti e Simone Bauducco – Ad un mese esatto dalla rielezione del Presidente statunitense Obama, Nina Gardner, fondatrice e direttrice di Strategy International ed amica di Benvenuti In Italia, ripercorre le parole chiave e le promesse politiche delle due campagne elettorali di Obama. 

Qual è stata la differenza tra le due campagne elettorali di Obama?

Nel 2008 il messaggio del candidato riguardava un cambio radicale rispetto all’amministrazione Bush, ma questa volta essendo già Presidente, il messaggio è apparso rivolto principalmente al centro. Le parole più ripetute sono state quelle della sicurezza nazionale proprio per riposizionarsi rispetto ai repubblicani. Anzi,  sulla politica estera e sulla sicurezza nazionale il messaggio si è avvicinato a quello dei Repubblicani. Molti progressisti si sono intristiti perché il cambio radicale non c’è stato. Lo slogan non era più “Change we can believe it” (Il cambiamento al quale possiamo credere, nda), ma piuttosto “National Security”. C’è stato un passo indietro per lui: sicuramente la crisi economica ha rallentato il processo di cambiamento che dovrebbe iniziare davvero in questo nuovo quadriennio.

Qual è stato il ruolo di Move On rispetto alla prima campagna elettorale?

Nel 2008 Move On ha giocato un ruolo fondamentale perché erano molto più allineati come forza progressista e hanno aiutato tantissimi fondi via Internet. Le battaglie di Move On e di Obama spesso coincidevano. Nel 2012 invece, Move On ha dovuto ripensare la propria posizione di fronte alla frenatura delle politiche di Obama. Move On ha continuato a mandare i messaggi a tutto il network sui temi dell’ambiente o contro l’uso dei dreni in Afghanistan, ma non è stato seguito dal Presidente.  Oggi dunque, Move On può aiutare Obama, ma allo stesso tempo può essere molto critico nei confronti delle posizioni del Presidente.

Con l’attuale maggioranza repubblicana repubblicana alla Camera come farà il Presidente Obama a portare avanti quelle riforme che solo in parte è riuscito a realizzare?

Non sarà facile. Perché da un lato c’è l’ostruzionismo portato avanti dai Repubblicani e dal Tea Party, mentre dall’altra c’è una forte pressione da parte dell’opinione pubblica americana per uscire dalla crisi economica. 

Sul versante internazionale rispetto alla questione israelo – palestinese, come si posiziona Obama?

Obama non si è mai mischiato molto nella questione israelo-palestinese perché c’era il problema dell’economia e ogni volta che provava a trattare l’argomento, l’opinione pubblica lo criticava perché voleva che si occupasse dei problemi interni. Ora che i problemi economici sono meno forti, penso che si occuperà in modo più forte della questione. 
Meno male che Obama è stato rieletto perché Romney era così legato a Nethanyau che gli Stati Uniti non sarebbero considerati dei mediatori credibili da parte dell’Egitto.