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C’è stato un tempo in cui la sinistra italiana aveva una visione ben chiara su quali caratteristiche urbane dovessero avere le città, intese come luoghi in cui i lavoratori spendavano le proprie vite al di fuori dell’ambito lavorativo. Erano gli anni del dopoguerra che si sono protratti fino agli anni ’80, gli anni della lotta per il diritto alla casa e contro le lobby immobiliariste. C’è di più, la sinistra trae origine proprio dalla tensione sulla visione degli spazi urbani di inizio ‘900, quando in Europa nascevano i partiti comunisti e i sindacati, proprio intorno alla trasformazione urbana di città come Manchester.

Oggi, almeno in Italia, il legame tra sinistra e città sembra ormai tramontato, la questione della trasformazione urbana non è più un “tema di sinistra” che spesso semplicemente si oppone o critica i cambiamenti, senza saper proporre idee innovative, o meglio, senza avere un progetto complessivo di città. <<Trovo paradossale che la sinistra non si occupi più di questi temi. Disegnare una città, con i suoi servizi, i suoi spazi verdi, le infrastrutture e le abitazioni fa proprio parte di un pensiero di sinistra sulle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini. Infatti non è indifferente che una persona abiti in periferia e debba raggiungere il luogo di lavoro con mezzi pubblici inefficienti e sovraffollati, rispetto alla possibilità di abitare, magari alla stessa distanza dal centro, ma in luoghi urbani più vivibili e meglio collegati. Questo in alcune città, come Berlino, è sempre garantito>> afferma Edoardo Zanchini,.vicepresidente di Legambiente e autore del libro “La sinistra e la città”, scritto a quattro mani con Roberto Della Seta.

Il libro è stato presentato martedì 27 maggio presso il “Circolo dei lettori” di Torino, con un incontro organizzato da Matteo Robiglio – architetto urbanista, docente presso il Politecnico di Torino – alla presenza di Stefano Lorusso, assessore all’urbanistica della città di Torino. L’incontro è stato un momento di riflessione costruttiva per immaginare le città che vogliamo abitare, come affermato da Robiglio nell’introduzione alla serata.

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