Riproponiamo l’articolo che Slow Fodd ha scritto sulle mense scolastiche, citando il lavoro del nostro Comitato Scientifico.

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Non possiamo più ignorarlo, i piccoli italiani di oggi non sono tutti uguali. Non fraintendeteci, parliamo di differenze vassoiche vanno rispettate e che allo stesso tempo non possono che arricchire gli italiani del futuro. Stiamo parlando del fatto che gli alunni delle nostre scuole dell’infanzia e primarie vengono da famiglie di religioni e paesi diversi oppure scelgono di non mangiare carne, e qualche volta alcun prodotto di origine animale. Convinti che la diversità sia ricchezza e che dal confronto con l’altro nasca la civiltà, non possiamo che evidenziare ancora una volta come a tavola si faccia cultura. E in questo caso i nostri piccoletti possono imparare tanto mangiando: storia, saperi e geografie direttamente dai loro compagnetti che vantano origini lontane.

Per fortuna alcune scuole in Italia se ne sono accorte (un caso emblematico sono le mense cittadine di Torino) e sono iniziate le ricerche per sostenere questo cambio di rotta e approfittare di questa grande ricchezza. Una fra tutte è À table avec les religions, un progetto di analisi e proposta relative al rapporto tra alimentazione nelle mense scolastiche e pluralismo religioso coordinato da Maria Chiara Giorda e promosso dalla Fondazione Benvenuti in Italia, in collaborazione con Mensa Civica e grazie al sostegno del consorzio Risteco e della fondazione svizzera Fondation Charles Léopold Mayer pour le Progrès de l’Homme.

La ricerca nasce per capire come valorizzare le abitudini alimentari legate a culture e stili di vita plurali, al fine di fare condividere tra tutti i bambini pasti rispettosi di ogni credo presente a mensa. Altro obiettivo è capire come trasformare ricette regionali che usano prodotti locali per renderle accettabili anche a quanti non possono mangiarne a causa di divieti legati a religioni.

Il progetto ha coinvolto:

2A Bucarest, Milano, Parigi, Roma, Tirana, Torino, Saragozza e Sesto Fiorentino è stato distribuito alle famiglie dei bambini della scuola primaria un questionario per scoprire quanto e come le regole religiose influiscano nelle abitudini alimentari. E soprattutto quanto siano importanti e rispettate nelle varie comunità. Un primo passo indispensabile: non esistono banche dati né nazionali né locali per mappare la situazione e quindi sono queste informazioni fondamentali per delineare il contesto sociale cui il campione fa riferimento. E così abbiamo scoperto che 55% delle famiglie intervistate si dichiara cristiano cattolico, il 16% musulmano, il 14% circa cristiano ortodosso. Il 13% degli intervistati dichiara di non aver alcun credo religioso, mentre, il 4% cristiano protestante e, a seguire con valori poco significativi, baha’ì, buddhisti e testimoni di Geova.

L’alimento che forse più di tutti gli altri si fa simbolo del multiculturalismo è la carne: sia di origine avicola, bovina, cunicola o suina, è spesso soggetta a restrizioni e rappresenta pertanto un ostacolo alla piena condivisione del menù. Per quanto riguarda il pesce invece le indicazioni religiose prevedano restrizioni solo nei casi di crostacei e molluschi – in ogni caso troppo cari per il contesto scolastico –, ma l’esclusione del pesce dal menù può rappresentare una forte apertura nei confronti di chi sceglie il vegetarianesimo, ma allo stesso tempo il pesce è un ottimo elemento sostituivo delle altre tipologie di carne. A partire da queste riflessioni si è proseguito nell’indagine dell’opinioni delle famiglie, con risultati piuttosto inattesi: a Torino il 65% circa delle famiglie intervistate sarebbe disponibile a rinunciare alla carne nei menù scolastici dei figli per favorire l’integrazione, mentre il 45% rinuncerebbe con questo obiettivo anche al pesce. Un segnale incoraggiante, poi naturalmente i menù vanno studiati con criterio e pensando anche alle esigenze nutrizionali dei più piccoli.

Fatto sta che la prima parte della ricerca si è conclusa con la proposta di un menù multi-culturale e multi-religioso che verrà proposto in numerosi plessi scolastici delle città prese in esame (anche se per brevi periodi). Il menù è stato pensato in collaborazione con la gastronoma Sara Casiraghi (chef e gastronoma torinese) e con Paola Durelli dietista del SSvD di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AO San Giovanni Bosco di Torino, nonché membro più che attivo nella Condotta Slow Food di Torino e prevede la proposta di piatti rispettosi delle tradizioni culturali e religiose di quelli che con molta probabilità diventeranno i nuovi cittadini italiani. Anche l’Università di Scienze Gastronomiche dell’Università di Pollenzo ha preso parte al progetto e mettendo a disposizione chef e cucine durante una settimana di sperimentazione lo scorso ottobre.Senza titolo.1

Grazie al lavoro fatto finora sarà possibile ampliare la ricerca ad altre scuole europee. E non possiamo che esserne più che contenti. Ne parliamo domani a Expo, nel nostro spazio dello Slow Food Theater alle 15 con l’appuntamento Mense e orti… possibili connessioni future dove presentiamo alcuni dei progetti più attivi sul territorio nazionale legati proprio alle mense scolastiche.

Sempre sul tema e sempre allo Slow Food Theater alle 13 appuntamento conLa mensa che vorrei, presentazione del progetto di educazione al diritto al cibo e a una mensa buona, sostenibile e giusta nato dal bando “Nutrire il Pianeta” lanciato da Fondazione Cariplo, Comune di Milano e Regione Lombardia. Tramite azioni di cittadinanza attiva e un percorso didattico costruito “a quattro mani” da ActionAid, Slow Food e Cittadinanzattiva il progetto mira ad accrescere la qualità, la sostenibilità e la sicurezza delle mense scolastiche di 50 scuole italiane e brasiliane, attivando e sensibilizzando i cittadini e gli studenti lombardi sui temi dello spreco alimentare e del diritto al cibo. In Italia protagonisti di questo percorso saranno alunni, insegnanti e genitori delle scuole primarie di Milano, provincia di Milano, Bergamo, Mantova e Pavia, mentre in Brasile il progetto mira a creare un collegamento tra agricoltori locali e le mense scolastiche dell’area, per migliorare l’alimentazione degli studenti e di fornire uno sbocco ai prodotti agricoli delle comunità locali.

Vi aspettiamo!

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