Il rogo dei ricordi

A volte succede che alcune notizie, inizialmente e apparentemente prive di importanza, abbiano il potere di richiamare l’attenzione su alcuni aspetti della nostra società e degli scenari in cui essa è raffigurata.

Così, il comunicato stampa dell’ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione  (www.asgi.it), è un buon l’esempio di quanto possa passare nel silenzio generale ed assordante dell’opinione pubblica un fatto che può incidere sulla memoria collettiva.

Ospitiamo quindi volentieri il comunicato stampa dell’Asgi, che troverete al fondo del post, e chiediamo a tutti di porre attenzione a queste notizie che paiono ‘di nicchia’, o particolari. Lo chiediamo proprio perché crediamo nel detto secondo cui il diavolo si nasconde proprio nei particolari.

Non ci stancheremo mai, davvero MAI di dire che la memoria, qualunque memoria, è uno degli strumenti più significativi con cui si può giudicare la nostra civiltà, la nostra storia. Noi stessi.

La Storia, la Memoria, non come fantasmi ma come voci che ci spiegano cosa è stato fatto: di male, di bene, di bello e di orribile. Voci che vanno ascoltate.

Siamo, saremo sempre avversari di chi vuole ammutolire queste voci.

Fondazione Benvenuti in Italia

_________

Comunicato Stampa-Chi vuole la cancellazione della memoria delle migrazioni nel Mediterraneo?

“Il nostro è un paese senza memoria e verità, ricordava già Sciascia agli italiani molti anni fa. Parole che suonano più che mai attuali anche dinnanzi al rogo che, a Lampedusa, ha distrutto il cosiddetto cimitero delle barche usate da migliaia di migranti e abbandonate da anni con incuria in una vallata dell’isola.

A molti l’episodio apparirà di scarsa importanza, ma non è così: con questo incendio si perde un pezzo di straordinaria rilevanza della storia recente dell’Italia e dell’Europa: una testimonianza materiale delle tragedie vissute da decine di migliaia di migranti.
L’ASGI ritiene che questo episodio evidenzi ancora una volta il disinteresse e talvolta persino il disprezzo che parte delle istituzioni italiane manifestano verso un fenomeno, quello delle migrazioni e delle morti nel Mediterraneo, che costituisce invece una delle pagine tragicamente più significative del nostro tempo. Chi ha responsabilità pubbliche da tempo avrebbe dovuto cogliere l’importanza di conservare le tracce materiali dei fatti per agevolare la costruzione di una memoria collettiva su questi eventi di enorme rilevanza. Invece nulla di tutto ciò: solo incuria, abbandono, e forse anche speranza da parte di alcuni, di fare sparire anche i segni materiali di ciò che è stato; affinché non se ne parli e non ci si interroghi sulle responsabilità di quei viaggi della speranza e di quelle morti. Dopo i respingimenti collettivi affidati alle unità libiche in spregio del diritto internazionale dei rifugiati, dopo il business della detenzione camuffata da accoglienza, a Lampedusa oggi si parla di realizzare una zona franca, un casinò e si avanzano persino proposte per la devastazione della riserva. Sembrano così prevalere ancora una volta la logica dei soldi facili, lo spregio dei valori fondamentali dell’ambiente e della persona, la negazione del diritto di asilo e della semplice memoria di quei disperati in fuga da guerre e persecuzioni.
Solo una piccola ma coraggiosa associazione di Lampedusa, il circolo “Askausa”, anche promotore, insieme all’ASGI, alla Rete Comuni Solidali, all’ARCI e a Lega Ambiente, del LampedusaFilmFestival, con grande tenacia e senso delle istituzioni stava da tempo lavorando attorno alla proposta della costituzione di un museo delle migrazioni da realizzarsi proprio a Lampedusa, anche recuperando parte del patrimonio costituito dalle barche ora andate in fumo.
L’ASGI ritiene che nonostante il gravissimo episodio accaduto, la proposta del museo a Lampedusa dedicato alle migrazioni e ai drammi delle traversate del Mediterraneo rimanga oggi più che mai valida e che vada perseguita con decisione e impegno attraverso un progetto nazionale ed europeo difendendo le ragioni della tolleranza, della solidarietà e dell’accoglienza, proprio a partire da quel lembo di terra.
Affinché rimanga in vita la memoria di quelle vite, e dei tanti che su quelle barche hanno trovato la morte.

Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione